InfoCert si aggrega alla proposta di Aruba e introduce lo SPID a pagamento. La causa potrebbe essere il ritardo del Governo.

Da un po’ di tempo alcuni provider hanno deciso di inserire lo SPID a pagamento, mentre inizialmente era una soluzione fornita ai cittadini gratuitamente. Il problema probabilmente, sta nella sostenibilità finanziaria nel lungo periodo, e ora anche InfoCert ha deciso di adeguarsi alla scelta di Aruba.

Cogliamo l’occasione per ricordare che in questo periodo di transizione il Governo è intenzionato a sostituire lo SPID con il wallet digitale, che potrebbe diventare il nostro nuovo documento di identità virtuale. Vediamo però cosa ci aspetta da qui in avanti.



SPID a pagamento: InfoCert come Aruba, la colpa? Il “ritardo” del Governo

Fonte: Pexels.com

InfoCert, come già ha fatto Aruba precedentemente, ha deciso – dopo 10 anni di gratuità – di mettere lo SPID a pagamento. Dato che verrà erogato come un qualunque altro servizio in abbonamento, i clienti post rinnovo potranno decidere anche di recedere dal contratto, a patto di esser consapevoli di non poterlo utilizzare.



Le soluzioni per disdire l’abbonamento sono svariate, dal contact center reperibile allo 049 78 49 360 all’assistenza via chat, dalla posta raccomandata alla PEC.

Il problema che si sta ripercuotendo adesso è legato ad una convenzione “poco precisa e non puntuale” tra provider e Stato. Le società come Aruba, InfoCert e chiunque abbia garantito lo SPID gratuito, ha richiesto al Governo un rimborso per sostenere quanto meno i costi legati alla manutenzione informatica ordinaria e all’operatività.

Nonostante l’accordo fosse raggiunto e firmato nel 2022, i fondi pari a 40 milioni di euro (come da PNRR), destinabili alle aziende fornitrici dell’identità digitale, hanno tardato ad arrivare (sembrerebbe che le risorse siano state svincolate soltanto a marzo di quest’anno).



Le future mosse del Governo

Ad ottobre di quest’anno, le convenzioni di cui abbiamo parlato scadranno. L’idea più sensata a cui si sta pensando è di rinnovarle con una proroga più lunga per raggiungere l’obiettivo sottoscritto nel PNRR (far raggiungere l’identità digitale al 70% dei cittadini).

E i fondi da dover destinare ai provider restano un aspetto importante per raggiungere lo scopo finale, dato che lo SPID gratuito contribuisce il flusso di richieste: sono state raggiunte complessivamente 40,5 milioni di nuove identità digitali.

Secondo Alessio Butti, sottosegretario del Dipartimento per la trasformazione digitale, si potrebbe optare anche la diffusione della CIE ad un costo fisso, così da evitare che le politiche commerciali legate all’acquisto dello SPID.