Cos'è successo al Consiglio informale UE in Danimarca su sanzioni e confisca beni alla Russia: le mosse europee e la risposta-minaccia di Mosca
UE DIVISA SU SANZIONI E CONFISCA BENI ALLA RUSSIA: COS’È SUCCESSO AL MEETING DI COPENAGHEN
Con la giornata di domani scade in teoria l’ultimatum dato dal Presidente USA Donald Trump all’omologo della Russia Vladimir Putin circa una messa nero su bianco di basi solide per negoziati di pace in Ucraina: mentre però lo stallo diplomatico è ormai palese, con Mosca che accusa i leader europei di bloccare la pace insistendo sulla «militarizzazione ai confini della Russia», ecco che il meeting informale di Copenaghen ha visto un’ulteriore spaccatura europea in merito alle direttive da prendere nei confronti del Cremlino.
Dalle sanzioni alla Russia fino al destino dei beni confiscati in asset, l’unità è ancora una volta utopica all’interno dell’Unione Europea: se da mesi il Presidente ucraino Zelensky insiste nel voler sbloccare e usare i beni confiscati ad enti/persone in Russia per «riparare i danni della guerra contro l’Ucraina», il discorso giuridico e politico collegato è tutt’altro che immediato e semplice.

Durante la conferenza stampa conclusiva del Consiglio UE informale con tutti i Ministri degli Esteri in Danimarca, l’Alto Rappresentante per la Politica Estera europea Kaja Kallas ha ammesso che non vi è una piena maggioranza per utilizzare quei beni, ma anzi: «Mosca questi suoi beni bloccati in Europa non li rivedrà mai più, a meno che non accetti di compensare l’Ucraina», afferma “lady PESC” da Copenaghen, riconoscendo allo stesso tempo che al momento vi sono diversi veti, il Belgio su tutti, ma anche l’Italia ha parecchi dubbi sulla natura giuridica della proposta.
LE PAROLE DI TAJANI E LA “SFIDA” SULLE SANZIONI A PUTIN
Di contro, quello che emerge con maggior forza è la decisione europea di possibili nuove sanzioni contro Putin e la Russia, proposte dalla Germania di Merz come «unica condizione che possa veramente far terminare la guerra in Ucraina». Secondo Kallas tale sforzo sarebbe molto più dirimente «se anche negli Stati Uniti si arrivasse ad una decisione del genere», ma fissare nuove sanzioni prima della fine dell’ultimatum dato da Trump dopo il vertice in Alaska viene giudicato prematuro da parte di Washington.

Secondo quanto rivelato dal Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, vi è una maggioranza importante di Paesi in UE che giudica inopportuno l’utilizzo dei beni confiscati alla Russia in quanto «come ha detto la Banca Centrale Europea, non c’è la base giuridica per poterli utilizzare». In tal senso, procedere con la confisca significherebbe un un pericoloso “boomerang” per la stessa Europa, conclude il vicepremier italiano, «se non ci sono basi solide la decisione contro il diritto fa un regalo a Putin invece che un danno».
La “risposta” indiretta dal Cremlino è netta e arriva durante la missione di Putin in Cina per il vertice SCO (con presente, tra gli altri, anche l’India di Modi): «il partito della guerra in Europa rovina i piani di pace», elogiando gli sforzi della Casa Bianca ma ancora una volta allontanando un accordo per una tregua che sia definitiva nel conflitto con l’Ucraina.
