Circolano i primi dubbi in merito al progetto di confisca degli asset russi per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina. La stima è di 500 miliardi, mentre le riserve della Banca centrale russa sequestrate nei primi mesi della guerra ammontano a circa 260 miliardi. Una somma importante, d’altra parte le riserve delle banche centrali sovrane sono giuridicamente protette, quindi intoccabili. Eppure, da mesi sono in corso preparativi per sottrarre quei fondi alla Russia. Infatti, il Consiglio dell’Ue qualche giorno fa ha varato un pacchetto di norme che spiana la strada per la confisca definitiva. Serve il passo finale, il tempo stringe, ma manca una soluzione che non sia un boomerang per l’Europa. A seminare dubbi è Lieve Mostre, Ceo di Euroclear, la società di diritto belga che ha il delicato ruolo di depositario centrale delle riserve russe. Nello specifico, custodisce 191 dei 260 miliardi russi.
Nell’intervista Mostre ha spiegato che usare i capitali russi sequestrati in Belgio come garanzia per l’emissione di obbligazioni, il cui rimborso dovrebbe avvenire a spese dei russi, eventualmente usando i fondi sequestrati, sarebbe «l’equivalente di una confisca, seppure indiretta, e avrebbe lo stesso effetto destabilizzante sui mercati di una confisca diretta». Inoltre, si è detta «fiduciosa che prudenza e raziocinio prevalgano, perché la confisca avrebbe un impatto significativo sulla fiducia nel sistema Euroclear, nel mercato europeo dei capitali e nell’euro». Ha poi concluso che gli impegni giuridici di Euroclear nei confronti della Russia non possono cessare di esistere improvvisamente.
FONDI RUSSI, IL CREMLINO MINACCIA RITORSIONI IN CASO DI CONFISCA
Per la Ceo di Euroclear ci sono meno rischi nella confisca dei profitti derivanti dalle attività finanziarie, una mossa ritenuta comprensibile. D’altra parte, si tratta di pochi soldi rispetto ai 191 miliardi di capitali su cui il G7 vorrebbe mettere le mani. Stando a quanto evidenziato dalla Verità, Euroclear è già coinvolta in circa 100 giudizi davanti alle corti russe, molti dei quali conclusi negativamente, ma altri ancora se ne aggiungeranno. Diversa la posizione della ministra delle Finanze canadese Chrystia Freeland, che invece condivide le nuove norme Ue e ha promesso che al G7 si proseguirà il lavoro per assicurarsi quei fondi. Ancor più decisa l’Estonia, attraverso il segretario generale del ministero degli Esteri, Jonatan Vseiov, il quale ha ammesso che il suo Paese sta spingendo affinché siano confiscati al più presto 150 miliardi di euro di attività russe.
La fretta è legata alle elezioni Usa, che potrebbe vincere Donald Trump, il quale ha già minacciato il disimpegno dalla Nato. «È essenziale che le attività siano confiscate prima della fine dell’anno, preferibilmente prima delle elezioni Usa. Se aspettassimo troppo, potrebbe essere troppo tardi». Ha parlato anche l’ex segretario generale della Nato, Anders Rasmussen, il quale sempre al Financial Times ha invitato i governi del G7 a non esitare nel metter le mani sui capitali russi. La portavoce del ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova, è stata netta: ha parlato di «furto» e ha assicurato che la risposta della Russia sarà «estremamente dura e ci comporteremo come ci si comporta con i ladri». Infatti, il Cremlino potrebbe rispondere confiscando a sua volta le attività finanziarie di Usa ed Europa.