Il Brasile si conferma la seconda nazione al mondo per infetti di coronavirus. Gli ultimi dati aggiornati dalla Johns Hopkins University, racconta di ben 691.758 (+18.912) casi di positività da inizio emergenza, dietro solamente agli Stati Uniti. Nel contempo, non accennano a placare le vittime, ad oggi, lunedì 8 giugno, 36.455, al terzo posto in assoluto dietro a Usa (1.940.468 di casi e 110.503 morti) e Regno Unito (287.621 e 40.625). Una situazione drammatica complicata probabilmente dal fatto che il presidente del Paese, Jair Bolsonaro, ha deciso di attuare un atteggiamento poco restrittivo, senza mai mettere in pratica un vero e proprio lockdown come invece fatto ad esempio in Italia, Spagna o Francia. Il numero uno della nazione verdeoro si è poi schierato nelle ultime ore a fianco del collega Donald Trump minacciando un’uscita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Oms, giudicata troppo idelogica. L’ultima polemica è recentissima, ed ha portato il governo brasiliano a non pubblicare più i dati complessivi, pubblicando solamente gli aggiornamenti ogni 24 ore.
CORONAVIRUS BRASILE, POLEMICA SUI DATI
Una decisione che era stata anticipata dal ministro della scienza, Wizard, confermata poi da Bolosonaro, e che ha lasciato basiti in tantissimi in Brasile, a cominciare dall’opposizione: “un tentativo autoritario, insensibile, disumano e anti etico di rendere invisibili i morti di Covid-19”. Secondo l’esecutivo, numerose vittime verrebbero catalogate come “covid” solo per ottenere dei fondi dal governo, anche se al momento non vi è alcuna conferma a riguardo. Resta il fatto che l’America Latina continua ad essere l’epicentro attuale della pandemia. “In questo mondo, segnato da tante tribolazioni – il messaggio del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve – si continua a morire a migliaia di pandemia, soprattutto nei Paesi più poveri. Penso alla situazione del Brasile e del Perù, mentre chiediamo al nostro Padre, che sta nei Cieli, di liberarci da questa epidemia”.