Quando il caldo è veramente troppo per il corpo umano? La domanda è diventata ricorrente dopo l’ondata di calore che ha travolto l’Europa, e in particolare l’Italia. Non c’è da stupirsi se l’Onu parla di era dell’ebollizione globale. Ma quali effetti ha la crisi climatica sul nostro corpo e la nostra salute? James Gallagher della BBC ha provato a capirlo sottoponendosi ad un esperimento del professor Damian Bailey dell’Università del Galles del Sud, il quale gli ha fatto provare una tipica ondata di calore. Si è partiti da una temperatura di 21°C, per poi alzare il termostato a 35° e infine a 40,3°, l’equivalente del giorno più caldo registrato nel Regno Unito. Il professore ha avvertito il giornalista che la fisiologia del suo corpo stava per cambiare notevolmente, ma non se ne è reso conto fino a quando non l’ha visto con i suoi occhi.
In primis, quando la temperatura è stata alzata, ha iniziato a sudare. Non solo: sono emersi alcuni cambiamenti nel corpo evidenti. Ad esempio, la pelle è apparsa più rossa. Questo perché i vasi sanguigni vicino alla superficie della pelle si aprono per facilitare la dispersione di calore nell’aria da parte del sangue caldo. Quando la temperatura è stata portata a 40,3°C ha iniziato a sentire patire il caldo. “Cinque gradi centigradi in più non sembrano molti, ma in realtà sono fisiologicamente molto più impegnativi“, la spiegazione del professor Bailey.
ESPERIMENTO IN UK SUL “TROPPO CALDO”
Quando è arrivato il momento dei test, si è reso conto che aveva perso più di un terzo di litro d’acqua nel corso dell’esperimento. Questo è il costo dell’apertura di tutti i vasi sanguigni vicino alla pelle per disperdere calore. Inoltre, la frequenza cardiaca era aumentata in maniera significativa. A 40°C si pompa un litro di sangue in più al minuto rispetto a 21°C. Questo sforzo supplementare del cuore è il motivo per il quale, quando le temperature salgono, aumentano i decessi per infarto e ictus. Infatti, quando il sangue si dirige verso la pelle, a rimetterci è il cervello. Il flusso sanguigno diminuisce e così la memoria a breve termine. Questo perché l’obiettivo principale del corpo è mantenere la temperatura interna a circa 37°C.
Nell’esperimento è stato tenuto conto anche di un altro fattore oltre al caldo, l’umidità, che ostacola il processo di raffreddamento del corpo. Infatti, la sudorazione non basta più. Quando ci sono alti livelli di acqua nell’aria, è più complicato far evaporare il sudore. In questo esperimento è stata mantenuta un umidità al 50%, ma a livelli più alti i rischi aumentano con una temperatura più bassa. Quando la temperatura interna si avvicina ai 40°C, il corpo diventa soggetto a svenimenti. Le alte temperature interne danneggiano i tessuti del nostro corpo, come il muscolo cardiaco e il cervello.
I FATTORI CHE INCIDONO SULLA CAPACITÀ DI AFFRONTARE IL CALDO
“Una volta che la temperatura interna sale a circa 41-42 gradi centigradi, iniziamo a riscontrare problemi davvero significativi e, se non viene curata, l’individuo muore di conseguenza, soccombendo all’ipertermia“, dichiara il professor Bailey alla BBC. Il colpo di calore è, dunque, un’emergenza medica. La capacità delle persone di affrontare il caldo varia, anche a seconda dell’età e delle proprie condizioni di salute, che infatti possono renderci molto più vulnerabili. Dunque, le temperature che un tempo sopportavamo possono essere pericolose in una fase diversa della vita.
L’età avanzata, le malattie cardiache e polmonari, la demenza e alcuni farmaci fanno sì che il corpo lavori già più duramente per mantenersi in vita e sia meno in grado di rispondere al calore. Per questo si consiglia di restare all’ombra, di indossare abiti larghi, evitare alcol, tenere la casa fresca, non fare attività fisica nelle ore più calde e restare idratati. “Un altro consiglio è quello di non scottarsi. Una lieve scottatura può mettere fuori uso la capacità di termoregolazione o di sudorazione per ben due settimane“, aggiunge Bailey. Ma bisogna soprattutto intervenire sulla crisi climatica.