Cos’è la guerra cognitiva? Questa sera a "Codice" si parla delle nuove modalità di 'warfare' non convenzionali e basate su IA e manipolazione di...
COS’È LA GUERRA COGNITIVA? DIVERSA DALLA ‘WARFARE’ PSICOLOGICA PERCHE’…
Cos’è la guerra cognitiva e in cosa consiste questa moderna (ma con radici già nei regimi totalitari del Novecento) tecnica di conflitto che mira a influenzare non solo la mente ma anche il comportamento umano? Di questo e di altri temi di stretta attualità, e non, si parlerà quest’oggi, in seconda serata su Rai 1, nel corso del nuovo appuntamento con “Codice”; il programma ideato e condotto da Barbara Carfagna sulla rete ammiraglia del servizio pubblico e in cui ci si interroga e si indaga anche sulle modalità in cui il digitale e le nuove tecnologie stanno modificando pian piano ma inesorabilmente la società, il modo di pensare e i nostri comportamenti. E, come accennato, ci sarà spazio pure per un approfondimento su cos’è la guerra cognitiva con una intervista all’ideatore del saggio “Ipnocrazia”, Andrea Colamedici.
Se proprio di chi è Andrea Colamedici, cosa fa e come nasce il suo dibattuto saggio la cui beffarda e curiosa genesi merita addirittura una riflessione a parte, ne parliamo quest’oggi ma in un articolo a sé stante, qui invece anticipiamo alcuni dei contenuti della puntata di “Codice” che ci accingiamo a vedere e spieghiamo cos’è la guerra cognitiva, a partire da una esaustiva definizione, per poi cercare di capire come viene messa in atto oggi, da chi e con quali finalità.
Innanzitutto, in un mondo in cui sempre più la digitalizzazione e la diffusione inarrestabile dell’IA la fanno da padrone, la guerra cognitiva può essere intesa come una delle moderne tecniche belliche di genere ibrido: definita anche come “cognitive warfare” e “la competizione nella dimensione cognitiva” in un lungo documento pubblicato dallo Stato Maggiore della Difesa italiana nel 2023, si sostanzia in una serie di attacchi continuativi e ripetuti di tipo informativo e psicologico verso l’opinione pubblica di una società ed è portata avanti dai nuovi ‘soldati’ digitali, vali a dire, esperti di social media, influencer, giornalisti embedded e agenzie di stampa al servizio dei governi per una sorta di attacco coordinato in cui tutti questi soggetti dialogano tra di loro.

GUERRA COGNITIVA: MANIPOLA LA PERCEZIONE E LE EMOZIONI ATTRAVERSO UN…
Raccontando cos’è la guerra cognitiva possiamo dire che, come anticipato, le sue radici arrivano fino ai regimi novecenteschi (un esempio su tutti quello nazionalsocialista in Germania) che davano vita a una sorta di ‘warfare’ psicologica per deviare e indebolire le credenze, polarizzare le posizioni, promuovere e/o radicalizzare alcune dinamiche interne a un Paese per destabilizzarlo e magari diffondendo, a margine, pure fake news e disinformazione.
L’obiettivo, coem dice il nome, è la mente umana ma qui va fatta una distinzione: non è corretto parlare di guerre neurologiche dato che, in quel caso, si parla dell’impiego pure di veri e propri agenti chimici per influenzare o danneggiare lo stesso cervello e il sistema nervoso. Qui la tecnica è più sottile e surrettizia, ricorrendo oggi anche all’IA per ‘riprogrammare’ il modo di pensare di una società e manipolarla ai fini di un vantaggio strategico e politico nel rapporto tra Stati o proprio in vista di una possibile guerra (nel senso classico del termine) in cui uno dei due acquisisce così una posizione di maggiore forza.
Quando ci si chiede cos’è la guerra cognitiva è bene premette che non ricorre per nulla alla forza dal momento che mira a manipolare le emozioni, le percezioni e la sfera cognitiva di gruppi molto vasti o influenti di individui: secondo Luigi Sergio Germani, direttore di un Istituto di Scienze Sociali e Studi Strategici e intervistato da RaiNews, un esempio attuale è la guerra cognitiva russa nei confronti dell’Occidente: “Il concetto di guerra cognitiva è diventato “di moda” in ambito NATO negli ultimi 4-5 anni e tra i primi a utilizzare il termine ‘cognitive warfare’ va menzionato David Goldfein, generale dell’Aeronautica USA.
(…) Nel Novecento la propaganda e la manipolazione psicologica delle masse erano temi centrali della sociologia (…) La guerra cognitiva è essenzialmente la guerra psicologica potenziata dall’impiego delle innovazioni tecnologiche e scientifiche del XXI secolo in diversi campi” ha spiegato, aggiungendo anche che questo cercare di “sgretolare, indebolire i punti di vista, le idee del soggetto target” ricorda la strategia odierna del Cremlino che secondo l’esperto si avvale di “giornalisti, uomini politici e altri personaggi pubblici, scrittori, blogger, accademici e think tankers occidentali che operano, consapevolmente o inconsapevolmente, come ‘agenti di influenza’ della Russia” per una sorta di guerra appunto ibrida e che si rifà alla cosiddetta ‘Dottrina Valerij Gerasimov’ (capo dello stato maggiore generale delle Forze armate di Putin), una filosofia di aggressione non convenzionale, lontana oramai dalle concezioni e dalle dottrine dei conflitti tradizionali del secolo scorso.
