Nel 2022 in Croazia per la prima volta dopo quindici anni è stato registrato un saldo migratorio positivo: è merito del boom di immigrazione di questi mesi, che ha fatto quasi dimenticare al Paese lo spopolamento precedente. Tra i censimenti del 2011 e del 2021, come riportato da Le Croix, si è perso infatti quasi il 10% della popolazione, che ora conta 3,8 milioni di abitanti. Molti nativi si sono trasferiti in Germania, Irlanda o altri paesi dell’Unione Europea, a cui la Zagabria ha aderito nel 2013, tanto che si è parlato a lungo di “disastro demografico”.
Adesso la situazione sembrerebbe però cambiata. Per far fronte alla generale carenza di manodopera, il Governo ha abolito nel 2021 il sistema delle quote per i lavoratori stranieri. Da allora, il numero dei permessi di lavoro rilasciati dal Ministero dell’Interno è salito sempre di più alle stelle: 81.000 nel 2021, 124.000 nel 2022 e più di 91.000 negli ultimi sei mesi. In particolare, sono principalmente nepalesi, indiani e filippini ad essersi stabiliti nel Paese.
Croazia, è boom di immigrazione: il fenomeno
Il fenomeno dell’immigrazione in Croazia si sta diffondendo a macchia d’olio. È una vera e propria corsa dai Paesi più poveri. Mentre il salario minimo in Nepal non supera i 150 euro al mese, a Zagabria un lavoratore non qualificato può aspettarsi almeno 560 euro. Quando un’azienda assume un dipendente straniero, inoltre, deve fornirgli un alloggio e un pasto al giorno.
A raccontare come funziona sono stati Lucija Skegro e Kusum Rakhal Magar, che lavorano insieme in una piccola agenzia di reclutamento. “Ogni giorno chiamiamo le aziende croate e chiediamo loro se hanno bisogno di manodopera. Non appena troviamo un posto vacante, contattiamo le agenzie in Nepal e cerchiamo un lavoratore”, hanno spiegato. A quel punto è necessario richiedere un permesso di lavoro e un visto, prima che il futuro dipendente possa acquistare il suo biglietto aereo. “Non prendiamo alcuna commissione dal lavoratore, è illegale in Croazia. Ma a volte ci sono molti intermediari tra noi e la persona assunta, quindi può succedere che l’emigrante paghi per venire qui”, hanno precisato.