Banchi alimentari in crisi: l’Ue taglia le scorte di cibo
Con la riforma del Pac, il “problema della fame” aumenta

L’Unione Europea chiude i rubinetti. I granai sono vuoti e le scorte alimentari ridotte ai minimi termini. L’origine di tutto è da ricercare nella riforma della Pac (Politica agricola comunitaria) varata dalla Commissione Europea nel 2003, all’epoca guidata da Romano Prodi.
Punto centrale della riforma il passaggio da una politica di sostegno ai prezzi e alla produzione a una di sostegno al reddito dei produttori, che impedisce la formazione di scorte alimentari. Complici fattori contingenti come l’aumento della domanda e condizioni meteorologiche avverse, questa situazione, oltre ad alzare il prezzo di grano e latte, creando oggettive difficoltà di bilancio famigliare, rischia di mettere in ginocchio il programma europeo di aiuti ai cittadini più poveri. Infatti, in maniera straordinaria nel 1986/87 e poi organicamente dal 1990, le eccedenze alimentari favorite dalla politica di sostegno alla produzione vengono destinate ai milioni di europei che vivono al di sotto della soglia di povertà.
Problema povertà – Con il calo delle scorte causato dalla riforma della Pac, al programma di aiuti alimentari sono stati affiancati contributi finanziari diretti, finalizzati all’acquisto di derrate alimentari sul mercato. Contributi che oggi non bastano più a causa dell’alto prezzo delle materie prime causato dalla bassa produzione.
Lo stesso Parlamento europeo riconosce il “problema fame” come prioritario, stimando in almeno 40 milioni il numero di cittadini europei che non hanno cibo a sufficienza, dato che risulta ancora più allarmante se si pensa che è riferito all’Europa a 25, quindi non considera i due stati della comunità più poveri: Bulgaria e Romania.
Solo nel 2007, 13 milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà hanno ricevuto aiuti alimentari grazie alle elargizioni di farina, riso, cereali, olio d’oliva, latte in polvere e carne di manzo provenienti dall’Unione Europea.
Proprio l’Italia, con contributi pari a circa 70 milioni di euro nel 2008, è il massimo beneficiario di questa politica di aiuti, che dal 1986 a oggi ha elargito 2,5 miliardi per combattere la povertà in Europa.
E nel nostro Paese l’emergenza è molto avvertita. Come spiega il Prof. Luigi Campiglio, impegnato in una ricerca sulla “sicurezza alimentare”, i dati lasciano intravvedere «incontri sempre più ravvicinati fra la classe media, da sempre emblematica di serenità economica, e un`organizzazione come il Banco Alimentare».
Banco Alimentare – In Italia la Fondazione Banco Alimantare Onlus, nata nel 1989 da un’idea di Danilo Fossati, presidente della Star, e Monsignor Luigi Giussani, raccoglie e ridistribuisce eccedenze alimentari. Nel 2007 ha raccolto 59.000 tonnellate di cibo, 34.000 delle quali provengono dagli aiuti dell’Unione Europea.
«La scellerata riforma della Pac del 2003 rischia di mettere alla fame milioni di persone – spiega Marco Lucchini, direttore della Fondazione Banco Alimentare Onlus -. Da anni ci battiamo, insieme alla Federazione Europea Banchi Alimentari, perché il finanziamento per l’aiuto alimentare ai poveri diventi un provvedimento stabile e perché si ritorni a prevedere scorte di materie prime. In caso contrario la Fondazione Banco Alimentare sarà costretta a ridurre in modo significativo il suo intervento». Il Banco Alimentare, lo ricordiamo, sfama ogni giorno 1.400.000 poveri attraverso 8.248 enti caritativi.
La petizione – Visto l’impatto potenzialmente devastante, l’Ue ha chiamato in causa direttamente privati cittadini e associazioni che possono esprimere il loro parere sulla questione attraverso una consultazione pubblica on line.
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