Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, nel corso del suo intervento al termine della manifestazione del comparto lavoro pubblico e scuola, è tornata ad attaccare duramente il governo, chiedendone le dimissioni. «Per il bene del paese – sono le sue parole – bisogna che il governo se ne vada, perché la credibilità del paese è persa. Il Governo che ci rappresenta lo fa di fatto molto male. Il paese ha bisogno di un progetto e non di un’antipolitica viaggiante». Secondo la Camusso, in particolare, c’è gran parte del Paese che non ne può più di chi da tre anni starebbe negando la crisi. Dal palco di Piazza del Popolo si è detta convinta di come l’esecutivo in carica sia contro i lavoratori e di come intenda scaricare il prezzo della crisi sulle spalle del comparto pubblico. La Camusso, nel ricordare che il suo sindacato sta mettendo a punto una grande mobilitazione nazionale sul lavoro, ha parlato anche dell’articolo 8 della manovra finanziaria, che rende più flessibili i rapporti tra azienda e lavoratori, consentendo in svariati casi di derogare dai contratti nazionali. Secondo il leader del primo sindacato italiano, va completamente cancellato. «Noi – ha aggiunto – a differenza di altri a questo Paese vogliamo bene e non vogliamo che l’unica alternativa sia quello di abbandonarlo. Ripartiamo anche noi dal linguaggio e non usiamo il linguaggio che usa il presidente del Consiglio. C’è un altro linguaggio e c’è un altro modo di essere». Qualche battuta, infine, le ha spese per commentare la proposta della Fiom di indire, il prossimo 21 ottobre, uno sciopero di otto ore nelle aziende della Fiat, per protestare contro il piano industriale di Marchionne. «È un’iniziativa giusta. È evidente il problema che abbiamo, reso ancora più evidente dalle scelte di Fiat sul piano, sul progetto Fabbriche Italia e quindi sui lavoratori», ha dichiarato. Al corteo al termine del quale la Camusso è intervenuta, hanno partecipato 20mila manifestanti. Per esprimere la propria solidarietà ai lavoratori, hanno sfilato anche gli studenti, per ribadire che «senza pubblico non c’è futuro». La testa del serpentone è stata a lungo guidata da alcuni appartenenti all’Associazione nazionale partigiani italiani, che trasportavano uno striscione con la scritta: “Un paese senza memoria è un paese senza futuro – 25 aprile 1945”.
SICUREZZA SUL LAVORO/ Luci e ombre della "patente a punti" in attesa del decreto
Per alcuni istanti, alla testa del corteo si è fermato anche Nichi Vendola, che ha detto: «Credo che il mondo del pubblico impiego viva una fase di angoscia, venendo umiliato con un atteggiamento drammatico. È stato rotto il patto di fiducia tra cittadini e stato». Tra i manifesti che spiccavano tra le prime file del corteo, quello della siluette di una donna in bikini con la scritta: “i mercati internazionali si rifiutano di ballare il bunga-bunga».
SPILLO CGIL/ Le ultime amnesie di Landini su contratti e rinnovi