PAPA/ “Abitare il digitale” il Pontefice ai partecipanti all’assemblea delle comunicazioni
Il Papa parla di nuove forme di comunicazione.Il Pontefice si è rivolto ai partecipanti all’assemblea del Pontificoo Consiglio delle comunicazioni sociali

Benedetto XVI ha rivolto ieri un discorso ai partecipanti all’assemblea del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali riunito a Roma fino al 3 marzo. Nel discorso il Papa riflette su new media e nuove tecnologie della comunicazione, invitando a studiare i linguaggi della cultura digitale per aiutare la missione evangelizzatrice della Chiesa.
Si tratta di “una vasta trasformazione culturale”. “La riflessione sui linguaggi sviluppati dalle nuove tecnologie è urgente”, ha detto Benedetto XVI. Il Papa ha ricordato “che le nuove tecnologie non solamente cambiano il modo di comunicare, ma stanno operando una vasta trasformazione culturale. Si va sviluppando un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e costruire comunione”. “Il pensiero e la relazione – ha aggiunto – avvengono sempre nella modalità del linguaggio, inteso naturalmente in senso lato, non solo verbale. Il linguaggio non è un semplice rivestimento intercambiabile e provvisorio di concetti, ma il contesto vivente e pulsante nel quale i pensieri, le inquietudini e i progetti degli uomini nascono alla coscienza e vengono plasmati in gesti, simboli e parole. L’uomo, dunque, non solo ‘usa’ ma, in certo senso, ‘abita’ il linguaggio”.
Entrando nel dettaglio della nuova comunicazione digitale, Papa Benedetto ha ricordato che in essi si trova “una capacità più intuitiva ed emotiva che analitica”; essi “orientano verso una diversa organizzazione logica del pensiero e del rapporto con la realtà, privilegiano spesso l’immagine e i collegamenti ipertestuali. La tradizionale distinzione netta tra linguaggio scritto e orale, poi, sembra sfumarsi a favore di una comunicazione scritta che prende la forma e l’immediatezza dell’oralità. Le dinamiche proprie delle ‘reti partecipative’ richiedono inoltre che la persona sia coinvolta in ciò che comunica”.
“Quando le persone si scambiano informazioni – ha continuato il Pontefice – stanno già condividendo se stesse e la loro visione del mondo: diventano ‘testimoni’ di ciò che dà senso alla loro esistenza. I rischi che si corrono, certo, sono sotto gli occhi di tutti: la perdita dell’interiorità, la superficialità nel vivere le relazioni, la fuga nell’emotività, il prevalere dell’opinione più convincente rispetto al desiderio di verità. E tuttavia essi sono la conseguenza di un’incapacità di vivere con pienezza e in maniera autentica il senso delle innovazioni”.
Il Pontefice ha inoltre ricordato che “la cultura digitale pone nuove sfide alla nostra capacità di parlare e di ascoltare un linguaggio simbolico che parli della trascendenza. Gesù stesso nell’annuncio del Regno ha saputo utilizzare elementi della cultura e dell’ambiente del suo tempo: il gregge, i campi, il banchetto, i semi e così via. Oggi siamo chiamati a scoprire, anche nella cultura digitale, simboli e metafore significative per le persone, che possano essere di aiuto nel parlare del Regno di Dio all’uomo contemporaneo”. Per Benedetto XVI, “è l’appello ai valori spirituali che permetterà di promuovere una comunicazione veramente umana: al di là di ogni facile entusiasmo o scetticismo, sappiamo che essa è una risposta alla chiamata impressa nella nostra natura di esseri creati a immagine e somiglianza del Dio della comunione”.
Per questo, “la comunicazione biblica secondo la volontà di Dio è sempre legata al dialogo e alla responsabilità, come testimoniano, ad esempio, le figure di Abramo, Mosè, Giobbe e i Profeti, e mai alla seduzione linguistica, come è invece il caso del serpente, o di incomunicabilità e di violenza come nel caso di Caino. Il contributo dei credenti allora potrà essere di aiuto per lo stesso mondo dei media, aprendo orizzonti di senso e di valore che la cultura digitale non è capace da sola di intravedere e rappresentare”. In conclusione, il Pontefice ha ricordato la figura di padre Matteo Ricci, “del quale abbiamo celebrato il IV centenario della morte”. “Nella sua opera di diffusione del messaggio di Cristo ha considerato sempre la persona, il suo contesto culturale e filosofico, i suoi valori, il suo linguaggio, cogliendo tutto ciò che di positivo si trovava nella sua tradizione, e offrendo di animarlo ed elevarlo – ha concluso – con la sapienza e la verità di Cristo”.
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