TEMA MEETING/ Hadjadj: ecco il dramma della certezza
FABRICE HADJADJ, filosofo e scrittore, parlerà oggi al Meeting di Rimini sul tema “L’inevitabile certezza: riflessione sulla modernità”. La nostra certezza, dice Hadjadj, non è mai quieta

Fabrice Hadjadj parlerà oggi al Meeting di Rimini sul tema «L’inevitabile certezza: riflessione sulla modernità». La nostra fede, ed è un pensiero che Hadjadj condivide con don Luigi Giussani, «non può più essere ideologica, fondata su di una semplice eredità, o legata ad una sorta di arruolamento fideistico, senza implicare un lavoro personale di verifica». E come non si può essere cristiani fuori dalla storia, così non lo si può essere fuori dal dramma. «La nostra – dice Hadjadj a ilsussidiario.net – è una certezza drammatica. E come tale è apocalittica..»
La modernità ha prodotto il massimo dell’incertezza, o piuttosto ha dato all’uomo delle false certezze: da dove passa allora la strada per ricostruire la certezza?
Sono verità che appartengono realmente al patrimonio cristiano.
E qual è l’esito finale dell’umanesimo moderno?
Per quale motivo?
L’attuale post-umanesimo presenta tre dimensioni: tre filosofie errate che sembrano antitetiche, ma che in realtà sono profondamente in relazione. L’ecologismo, per il quale l’uomo è il predatore della natura. Esso auspica il regresso dell’uomo fuori dalla storia, verso i cicli naturali; il tecnicismo, l’idea cioè che la tecno scienza può fabbricare un superuomo, un uomo nuovo competitivo e performante. Ma è chiaro che questo superuomo in realtà è un sotto-uomo, perché viene a dipendere dal mercato. Infine viene l’esito di una fuga in avanti dell’umanesimo, per cui si arriva ad una sorta di deismo fondamentalista.
In che modo questi post-umanismi ostacolano il riconoscimento della verità cristiana?
Lei guarda più a sant’Agostino, a san Tommaso d’Aquino o a Pascal?
E in che cosa è debitore di don Giussani?
Quali sono le ragioni di questa stima così profonda?
In un’epoca di distruzione di certezze e di incertezza radicale sulla vita dell’uomo, don Giussani dice: guardate che il vostro cristianesimo, la vostra fede, non può più essere ideologica, non può più essere fondata su di una semplice eredità, o legata ad una sorta di arruolamento fideistico, senza implicare un lavoro personale di verifica. La certezza, è come se dicesse Giussani, deve essere radicata nel concreto dell’esistenza. Il titolo del Meeting di quest’anno esorta a ripartire proprio dall’esistenza, dal fatto dell’esistenza. È questa l’assise di ogni certezza.
Può la certezza diventare definitiva – o «immensa», come dice il titolo del meeting?
Dove sbagliamo?
Ieri è stato rappresentato in teatro l’adattamento di un suo testo (Job ou la turture par le amis). È una novità per lei? Che cosa le piace del teatro?
E tocca anch’esso il tema della certezza.
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