MANIFESTO/ Rossana Rossanda lascia il giornale da lei fondato nel 1969

- La Redazione

Una delle fondatrici, firma storica della sinistra italiana, ha lasciato il manifesto, quotidiano comunista da lei fondato insieme ad altri nel 1969. Le dure critiche all’attuale dirigenza

rossanda_R439 Foto Infophoto

Il manifesto sopravviverà alla crisi economica che attraversa da tempo, ma soprattutto a una defezione come quella di Rossana Rossanda? La giornalista infatti era stata una dei fondatori del quotidiano comunista nato nel lontano 1969, insieme a Luigi Pintor, Valentino Parlato e Lucio Magri. In realtà non è la prima dei più autorevoli rappresentanti del giornale a lasciare: recentemente infatti se n’erano andati Vauro e poi anche Marco D’Eramo. Ovviamente l’abbandono di una dei fondatori come lei ha un sapore tutto particolare. Nella sua lettera di addio critiche anche dure all’attuale direzione del giornale, definita non più un collettivo ma un “manipolo che per varie ragioni si è appropriato del giornale”, aggiungendo che non c’è possibilità di dialogo. Rossanda scrive ancora che manca dialogo non solo con lei ma anche con altri redattori che hanno già denunciato il fatto e soprattutto con i circoli del manifesto che da sempre sostengono dal punto di vista economico il quotidiano. Annuncia che un suo commento di cadenza settimanale uscirà adesso “in collaborazione con Sbilanciamoci e sul suo sito www.sbilanciamoci.info”. Il precedente addio di D’Eramo sembra sia stato liquidato con poche righe di saluto da parte del giornale, tanto da scatenare la reazioen del gironalista, in seguito si è assistito a una raccolta di firme da parte di lettori del manifesto che hanno criticato il giornale stesso per tale comportamento. Per la Rossanda invece (88 anni) appare oggi invece una lunga risposta da parte dell’attuale direttore Norma Rangeri, in cui si dice colpita e addolorata del suo abbandono, firma importante non solo per il quotidiano ma per tutta la sinistra italiana. Dice di sperare in un suo ripensamento, ma rifiuta la definizione di chiusura da parte della redazione: “La direzione e la redazione hanno mantenuto aperto il dialogo e il confronto dentro e fuori il manifesto, con decine di assemblee interne e anche con assemblee esterne. E al tempo stesso si sono fatte carico di pensare, scrivere, fare uscire il manifesto ogni giorno, nonostante le difficoltà, le avversità, l’amministrazione controllata”. Il manifesto si trova infatti in una grave crisi finanziaria, non la prima della sua lunga esistenza. Attualmente è in atto la liquidazione coatta amministrativa e a fine anno la testata verrà messa in vendita. Non è chiaro al momento se ci sia un acquirente interessato all’acquisto del giornale da sempre “manifesto” della sinistra più radicale e combattiva.

All’abbandono della Rossanda c’è stato un commento da aprte di Vauro, per trent’anni al manifesto, che se n’è andato dopo accuse di venduto: la definizione di manipolo, ha detto, è perfettamente aderente alla realtà.







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