“La crisi. Una sfida per il cambiamento”. E’ questo il tema dell’incontro che si è tenuto Martedì 6 marzo alle ore 21.00 presso la sala parrocchiale dell’oratorio di Missaglia (LC), tra Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Mario Calabresi, direttore del quotidiano La Stampa di Torino e l’ingegner Stefano Conti.
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L’incontro, una vera e propria riflessione, prende spunto dal documento proposto da Comunione e Liberazione che invita a vivere come un’opportunità la crisi economica e sociale che stiamo vivendo.
Entrambi i relatori sono partiti dalle loro esperienze familiari; è stato bello vedere Vittadini e Calabresi parlare entrambi dell’Italia del dopoguerra e della fiducia nell’avvenire dei loro nonni nonostante le difficoltà della ricostruzione; ed è stata proprio questa fiducia, questa scommessa sui propri sogni e sulle proprie aspirazioni la chiave di volta che ha permesso al nostro Paese di risollevarsi nel ’45. Anche allora c’era la crisi, ma la forza di chi ci ha preceduto è stata quella di comprendere quel ‘dato’ che dà la forza a ciascuno di noi di prendere in mano la nostra vita e la nostra fede senza mai arrendersi.
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Secondo Calabresi è “nei momenti di difficoltà che si vede il carattere di un paese e delle persone. Non sono ottimista sul nostro Paese oggi. Semplicemente non voglio arrendermi al pessimismo delle persone”.
Giorgio Vittadini riprende e sviluppa i concetti di Calabresi e cita un aforisma di Franklin Delano Roosevelt: “L’unica cosa di cui aver paura è la paura”. Dobbiamo vivere nel presente, continua Vittadini, dobbiamo guardare in faccia alle realtà e vivere pienamente la nostra vita per far crescere in ognuno di noi il desiderio di rendere bella la realtà che ci viene ‘data’. Questa forza – ha concluso il Vitta – la dobbiamo trovare dentro di noi, “avendo sempre la percezione della nostra grandezza, che sarà sempre più grande del dileggio degli altri”.
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Molto commovente, infine, l’intervento di Stefano Conti, un ragazzo, uno di noi, che vive la crisi ogni giorno della sua vita da quando suo papà è morto e sua mamma è malata di SLA. “Nonostante tutto, io non sono uno sfigato” – conclude Stefano davanti ad una sala attenta e commossa – “perché ogni giorno scopro il significato di quello che vuol dire vivere la vera vita, perché è l’imprevisto la sola speranza che ci fa uscire dalla nostra miseria”. La ricerca del senso di tutto, remare controcorrente, cominciare a cambiare noi per cambiare ciò che ci circonda… è questo il compito per tutti coloro che voglio vivere la vita alla luce del Vangelo.
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(Umberto De Valle)