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Home » Cronaca » DATI ISTAT/ L’esperto: alcol, ecco perché i più giovani sono a rischio

  • Cronaca

DATI ISTAT/ L’esperto: alcol, ecco perché i più giovani sono a rischio

Int. Mario Pollo
Pubblicato 11 Aprile 2012
alcol_r400

Foto: InfoPhoto

Secondo il rapporto Istat sull’uso e l’abuso di alcol nel nostro Paese, sono oltre otto milioni gli italiani a rischio, soprattutto giovani sotto i 15 anni. Il commento di MARIO POLLO

Secondo i dati forniti dal rapporto Istat sull’uso e l’abuso di alcol nel nostro Paese, sono oltre otto milioni gli italiani a rischio, soprattutto giovani e giovanissimi sotto i 15 anni. Le persone dai 14 anni in su che fanno uso di alcol è pari al 66,9% nel 2011, un dato che risulta di circa cinque punti percentuali inferiore a quello registrato dieci anni prima. Sono però in aumento coloro che dichiarano di consumare alcolici al di fuori dei pasti (27,7%), a dimostrazione dell’avvenuto cambiamento del consumo tradizionale di bevande alcoliche: «E’ la conferma della transizione da una cultura cosiddetta “bagnata” di tipo mediterraneo a una cultura “asciutta” di tipo nordeuropeo – ci spiega Mario Pollo, professore di Pedagogia generale e sociale alla Lumsa di Roma –. Stiamo infatti passando da un consumo alimentare dell’alcol a un consumo prevalentemente concentrato nel tempo libero. E’ un dato che trova conferma soprattutto nelle nuove generazioni, che lentamente si stanno spostando verso questo modello».


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Il rapporto Istat mostra poi che le fasce di popolazione i cui i comportamenti a rischio sono più frequenti sono gli adolescenti dagli 11 ai 14 anni (14,1% dei maschi e 8,4% delle femmine), i giovani dai 18 ai 24 anni (22,8% dei maschi e l’8,4% delle femmine) e gli anziani over 65 (43% degli uomini e il 10,9% delle donne). «Queste fasce sono comunque molto diverse tra loro – continua a spiegare il professor Pollo –, perché nel caso degli ultra 65enni le quantità di alcolici consumate sono quelle che erano ritenute normali nella cultura italiana tradizionale. Le dosi che popolarmente erano ritenute adeguate sono infatti in molti casi notevolmente più abbondanti di quelle che sono le unità alcoliche considerate a rischio. Per fare un esempio, una persona con più di 65 anni che consuma due bicchieri di vino da 125 ml a pasto, alla fine della giornata ne avrà bevuto mezzo litro, e nella cultura tradizionale una quantità del genere fa parte di un bere moderato. E’ ovvio quindi che ci troviamo di fronte a persone anziane che non conoscono le giuste quantità di alcolici da consumare senza incorrere in rischi per la propria salute». 


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Nonostante sia in aumento la quota di coloro che consumano alcolici fuori dai pasti, diminuisce rispetto a dieci anni fa il numero di persone dai 14 anni in su che fanno uso di alcol (72% nel 2001, 66,9% nel 2011): «Riguardo questo dato – commenta il professor Pollo – potrebbe aver influito negli ultimi anni una maggiore azione di prevenzione, rivolta in particolare alle fasce giovanili della società. Si potrebbe quindi pensare che le diverse campagne portate avanti negli ultimi anni abbiano prodotto un qualche effetto, tenendo anche conto del fatto che l’educazione alla salute e i rischi dell’uso e l’abuso di sostanze alcoliche sono alcuni dei temi trattati maggiormente». Chiediamo infine al professor Pollo in che modo è possibile allontanare i giovani, che scoprono l’alcol in età sempre più precoce, da un modello rischioso come quello della cultura “asciutta” e farli avvicinare magari non a un astinenza totale, ma a un reale consumo responsabile di alcolici: «Occorre riprendere un’educazione del bere secondo i modelli della nostra cultura, quindi un bere responsabile inserito nell’alimentazione. Sono convinto che se si riuscisse ad educare i giovani non all’astinenza ma a un bere responsabile, facendo loro apprezzare gli abbinamenti con i cibi, la qualità delle bevande e facendo capire quali sono quelle più dannose, allora la situazione potrebbe davvero migliorare».


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(Claudio Perlini)      


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