STATO-MAFIA/ Nicola Mancino, l’intervista di Enrico Mentana al tg La7 (video)

- La Redazione

Nicola Mancino, indagato nel caso delle presunte trattative Stato-mafia e al centro delle intercettazioni telefoniche con il Quirinale, ha parlato ad Enrico Mentana

mancino_R439 Foto: InfoPhoto

Nicola Mancino, uno dei principali indagati nel caso della presunta trattativa Stato – mafia, ex ministro degli interni, prova a dare la sua versione dei fatti. Mancino è indagato per falsa testimonianza sul caso in questione ed è anche al centro delle intercettazioni telefoniche che hanno scatenato l’ira del Quirinale. Ieri infatti il Capo dello Stato ha firmato un decreto che dà incarico all’avvocatura di Stato di intervenire presso la procura di Palermo per accertare sei ci siano state violazioni nei diritti del Presidente della Repubblica, che non dovrebbe essere soggetto a intercettazioni telefoniche e in tali casi dette intercettazioni dovrebbero essere distrutte mente invece sono ancora in mano alla procura e sono anche state pubblicate su alcuni giornali. In dette intercettazioni, Mancino avrebbe chiesto aiuto al Quirinale. L’ex ministro degli interni Nicola Mancino è stato ospite ieri sera al telegiornale di La7 dove ha risposto ad alcune domande sul caso poste dal direttore Enrico Mentana. A proposito delle telefonate Mancino ha detto di non ricordare oggi l’esatto contenuto. Alla domanda di raccontare cosa fosse successo esattamente nel 1992 quando si sarebbero svolte queste trattative, Mancino ha detto che si  trattò della ripresa di una trattativa che durava da cinquant’anni, dal secondo dopoguerra: Trattativa è termine riduttivo convivenza, coabitazione. Dallo sbarco americano in Sicilia fino probabilmente a oggi ci sono stati canali di contatto perché nel contrasto alla criminalità organizzata non si andasse oltre una certa soglia. La reazione dello Stato è stata puntuale, occasionale”. Mentana ha poi chiesto della rimozione di Vincenzo Scotti dalla carica di ministro degli interni che poi sarebbe stata affidata proprio a lui dicendo che non fu per un suo presunto interesse alla carica che Scotti venne rimosso. Mancino ha detto di avere avuto un ruolo determinante per il maxi processo con la legge Mancino-Violante e che non è vero che lui rispetto a Scotti sarebbe stato meno deciso nella lotta alla mafia. 







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