CONCLAVE 2013/ Galeazzi (La Stampa): ecco le caratteristiche del futuro Papa

- int. Giacomo Galeazzi

Tra tutti i cardinali, afferma GIACOMO GALEAZZI, sono pochi quelli che, al contempo, sono in grado di riformare la Curia e dispongono di un peso teologico analogo a quello di Ratzinger

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Tutti, in questi giorni – cattolici e non – vogliono sapere cosa accade in Vaticano: cosa si diranno, tra di loro, i cardinali? Quali criteri peseranno per la scelta del nuovo Pontefice? Sarà italiano o straniero? Quanto ci metteranno a decidere? E, ovviamente: chi sarà? Le informazioni, ovviamente, scarseggiano. I porporati sono tenuti, in larghissima pare, alla segretezza. E lo saranno in misura assoluta dall’inizio del Conclave, martedì 12. Quel che si può fare è ipotizzare scenari verosimili. Ricostruire alleanze e orientamenti. Basandosi sulla storia personale dei protagonisti dell’assemblea che eleggerà il successore di Ratzinger, sui fatti recenti accaduti Oltretevere, e sulle sfide che il futuro Papa dovrà affrontare, chiunque esso sia. Giacomo Galeazzi, vaticanista de La stampa, in questi giorni è spesso all’interno della Mura Leonine. Gli abbiamo chiesto cosa sta realmente avvenendo.

Anzitutto, che clima si respira?

C’è la forte aspettativa del ritorno di un italiano. E del fatto che, già da mercoledì, si conoscerà il nome del prossimo Pontefice. 

Come fa a saperlo? I cardinali, con i giornalisti, salvo rare eccezioni, si limitano a dire “buongiorno”…

Parlano parlano… In forma riservata, ovviamente.

Possono?

Certo, dipende da cosa dicono. Non violano di certo la segretezza delle Congregazioni, ma si limitano ad esprimere valutazioni personali.

Quali, per esempio?

I cardinali stanno cercando, semplicemente, il miglior profilo possibile. Considerando che c’è un’emergenza: il Papa si è dimesso perché non ha più energie. Ma lo ha fatto denunciando le divisioni che deturpano il volto della Chiesa. Siamo in una fase di grande sgomento per i fedeli. La priorità, quindi, è individuare il successore in grado di prendere il posto di Ratzinger.

Quanto peserà nella scelta il criterio geografico?

Molto. Indubbiamente, il prossimo Papa dovrà manifestare una certa apertura rispetto agli altri continenti e, specialmente, rispetto a quelli in via di sviluppo. Ma non è quello decisivo. Quel che conta è la persona. Che dovrà disporre di un mix di caratteristiche. In particolare, non dovrà appartenere alla Curia (per essere, in questo modo, alieno a tutti gli scandali legati a Vatileaks), ma dovrà essere in grado di governarla e riformarla. Si cercherà, inoltre, un Papa che abbia un peso teologico e dottrinale analogo a quello di Ratzinger. E l’unico che assomma questi tratti è Scola.

Tattiche, strategie, interessi personali, divisioni, rancori e inimicizie connoteranno realmente il Conclave?

No. Si tratta di associazioni di idee che nascono da un’interpretazione esclusivamente politica delle vicende. Quel che ha a cuore la stragrande maggioranza dei cardinali è il bene e l’unità della Chiesa.

 

Quanto importa ai cardinali di conoscere il contenuto di Vatileaks?

Vogliono capire cosa sia successo. Quel che è certo è che la vicenda viene identificata come romana e curiale. Tutti i vescovi e cardinali residenziali a capo di Diocesi, quindi, hanno evidentemente una chance di successione in più.

 

Si suol dire che, almeno negli ultimi cent’anni, il Papa successivo è sempre stato indicato da quello precedente.

E’ così. Lo ha fatto anche Ratzinger. Se potesse votare – lo ribadisco -, voterebbe per l’arcivescovo di Milano. E i cardinali che ha nominato voteranno sicuramente il suo “candidato”.  Non dimentichiamo, infine, che più di metà dei porporati del Collegio sono stati creati da Benedetto XVI. 

 

(Paolo Nessi)







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