SARAH SCAZZI/ Ivano Russo nel mirino degli inquirenti
Nonostante la condanna all’ergastolo di Sabrina Misseri e Cosima Serrano, sono ancora molti i nodi non chiari della vicenda che ha portato alla morte la 15enne di Avetrana

A 33 mesi dalla morte di Sarah Scazzi, il 20 aprile 2013, la Corte di Assise di Taranto ha condannato all’ergastolo Sabrina Misseri e Cosima Serrano, rispettivamente cugina e zia della vittima, con l’accusa di omicidio doloso aggravato, e Michele Misseri, padre di Sabrina e marito di Cosima, a otto anni di reclusione per occultamento di cadavere, e a sei anni di carcere sono stati condannati anche il fratello di Michele, Carmine Misseri e il nipote Cosimo Cosma. Una condanna esemplare che non è però riuscita a mettere il punto al circo mediatico costruito intorno a uno dei delitti più seguiti dall’opinione pubblica negli ultimi anni, del quale si continua a parlare senza sosta. Ma anche per gli inquirenti, la vicenda è ben lontana dall’avere una conclusione soffisfacente. Con ogni probabilità, infatti, i condannati ricorreranno il appello e si aprirà così un processo di secondo grado nel quale le sentenze potrebbero capovolgersi, essere ridotte oppure confermate. E dopo, in ogni caso, ci sarà l’ultima spiaggia del ricorso in Cassazione, che – come si è visto negli eclatanti casi dei processi per la morte di Meredith Kercher e Chiara Poggi – potrebbe cambiare tutte le carte in tavola. Tutto è ancora da discutere, anche se appare sempre più certo che Cosima e Sabrina siano solo la punta dell’iceberg di una fitta rete di bugie intessuta attorno alla triste vicenda di Avetrana. Quali sono le menzogne dette da Sabrina? E perché tra i nomi dei sei nuovi indagati nelle indagini sulla morte della 15enne compare anche quello di Ivano Russo, il ragazzo che Sabrina e Sarah si contendevano? Attorno al giovane si stanno concentrando le indagini: “Dio Ivano”, come veniva chiamato da Sabrina stessa, innamorata di lui e gelosissima della cugina, è tornato un nodo da risolvere.
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