Una università olandese ha scoperto i geni della felicità. Conosciamo finalmente la "formula" della nostra vita? Alcuni pensano di sì, ma sbagliano. Il commento di ROBERTO PERSICO
La differenza, in fondo, sta tutta in un avverbio. “Solo” o “anche”. Tutto qui. Provo a spiegarmi. La notizia è di qualche giorno fa: un gruppo di studiosi di un’università olandese ha scoperto i geni della felicità.
Può far sorridere, ma la cosa è serissima: sappiamo da quali geni dipende il fatto che una persona sia contenta oppure no. Sono ignorante in materia, e non mi sogno di discutere: se seri genetisti fanno affermazioni simili hanno certo le loro ragioni. Ma sono anche vecchio, e curioso; e so che il problema è vecchio come il mondo: come si fa ad essere felici?
Era già la questione fra gli umani e il serpente nel giardino biblico: che cosa vuol dire “sarete come Dio” se non “sarete felici”? E’ la domanda di tutte le sapienze, di tutte le filosofie: come si fa ad essere felici? E’ il nocciolo — spiega don Luigi Giussani — della rivelazione cristiana: “lo scopo per cui il mondo è fatto è la felicità di ogni singolo individuo”. Come si fa ad essere felici? Ora la risposta dei genetisti di Vries sembra concludere: la felicità dipende da certi geni. Il vecchio curioso che è in me domanda: “solo” o “anche”?
Se la risposta è “anche”, non c’è problema: sappiamo da sempre che la realtà è complessa, è fatta di tanti elementi, ognuno porta il suo tassello. Noi umani siamo fatti di anima e corpo, l’anima è “forma corporis”, insegnava san Tommaso, siamo una realtà profondamente unitaria: le scoperte della genetica moderna lo avrebbero entusiasmato. Ma — credo — avrebbe continuato a insegnare che il corpo, realtà importantissima, non è tutto: negli umani c’è anche l’anima. Ci sono dei geni — abbiamo scoperto — che sono collegati alla felicità delle persone? Bellissimo. Ma conferma che noi siamo “anche” corpo.
Un’altra ricerca, serissima, svolta dalla serissima università di Harvard — ne ha parlato il mese scorso Annalena sul Foglio, riprendendo un pezzo uscito sul New York Times — mostra che la felicità dipende dai rapporti con le persone che ci circondano. “Anche” questo è vero. La realtà è fatta di geni, di rapporti, di storie. E’ sempre più ricca di qualunque singolo fattore a cui pretendiamo di ridurla. E’ più semplice, ridurre la realtà a un unico fattore. Permette di dire: “ecco, ho capito, il fattore che spiega tutto è questo”. E’ il sogni dell’epoca moderna, scoprire la chiave che spiega ogni mistero. Ma grazie a Dio — in senso proprio — la realtà è più complessa. Ogni scoperta — se è vera — è un tassello che ci permette di comprenderla un po’ di più. Ogni tentativo di dire: “ecco, ho scoperto qual è il fattore che spiega tutto” è destinato a essere gettato nel ridicolo dalla scoperta successiva.
Ben venga la scoperta che siamo “anche” i nostri geni. Viva la consapevolezza che non siamo “solo” i nostri geni. Che ciascuno di noi è più di ogni immagine o schema a cui la cultura alla moda cerca di ridurci.
