Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, solleva un nuovo mare di polemiche per il secondo atto (dopo la prima cattiva partenza) del Fertility Day. MAURO LEONARDI

Ad inizio settembre c’era stato il primo tentativo di pubblicizzare il Fertility Day ma era stato sterile: non è un gioco di parole ma la realtà dei fatti. La ministra Lorenzin e il suo staff avevano ordito — è il verbo giusto — una campagna pubblicitaria in cui l’essere donna veniva identificato con la propria fertilità e il tic tac del proprio orologio biologico; era una strigliata alle donne italiane come un tempo si faceva con i bambini che fanno i capricci e non vogliono svegliarsi la mattina; un sintetico “svegliatevi donne non sarete sempre fertili”. Allora, bastava scorrere social e giornali per passare dallo sdegno allo sfottò e dallo sfottò allo sdegno, riga dopo riga. La seconda campagna riesce a fare peggio: finiscono tra le cattive frequentazioni che rendono una persona infertile le persone di colore.



In Italia non si riesce mai a mettere d’accordo tutti, ma la ministra Lorenzin ci riesce: scontenta tutti e oltretutto su un tema in cui tutti sono d’accordo, e cioè che in Italia c’è il problema denatalità e che questo problema è collegato con il Pil basso e con gli immigrati (perché, ovvio, qualcuno viene a prendere il vuoto di chi nato non è). Lei, oplà, riesce di nuovo a fare arrabbiare tutti: donne che non vogliono avere figli, donne che non possono avere figli, donne che non riescono ad avere figli. E, accanto alle donne, metteteci i rispettivi compagni e mariti. Da applauso.



La ministra è tornata a difendersi: “L’importante sono i fatti, non le polemiche — ha detto aprendo a Roma l’iniziativa sulle nascite — e i fatti sono che in Italia ci sono 700mila persone che vogliono avere figli senza riuscirvi, che ci sono milioni di giovani e giovanissimi che non conoscono la questione della fertilità e i rischi ad essa connessi. Il ministero della Salute fa prevenzione. Il nostro obiettivo è l’informazione e la consapevolezza, poi ognuno fa le sue scelte ed è artefice del proprio destino”.

Purtroppo, a dire il vero, Ministra, i fatti non sono solo quelli che dice lei. Perché di fatto ce n’è un altro, e bello grosso, ed è che non c’è lavoro, come ci dice proprio l’Istat: 51mila donne hanno perso il loro impiego e altre 52mila hanno perso le speranze di trovarne uno. Lei dice che nel Fertility Day vuole parlare di salute e non di politica, le credo; lei dice che i bozzetti della campagna che lei ha autorizzato erano altri, le credo; lei dice che fa il ministro, le credo; lei dice che non era razzismo ma un “errore tecnico e di incapacità”, e le credo; ma perché lei non crede ai giovani che oggi, nelle piazze d’Italia, manifestano per un parallelo “Fertility fake”, armati di cuscinoni per mimare pance finte e clessidre?  

“Il governo ci incita a fare figli — spiegano — e a farli presto. Molti di noi vorrebbero pure… e infatti #siamoinattesa. Di cosa? Di asili nido, welfare, reddito, bonifiche”. Un tweet nei giorni passati diceva: ora che il ministro della Salute ci ha spiegato come si fanno i figli, vuole venire il ministro delle Finanze a spiegarci come li manteniamo? Signora Ministra, crediamo a queste donne? Anzi, visto che lei è al governo, le vogliamo ascoltare?

Lei ha poi ammesso che la campagna costata, lo ricordiamo, 113mila euro è stata pagata con i soldi dei contribuenti: “era proprio brutta ma io faccio il ministro e non il comunicatore; dunque mi interessa il messaggio più della campagna in sé”. È questo il motivo per cui non ascolta le donne del #fertilityfake? Lei stessa dice che “mi sa che c’è un sacco di gente che aspira a fare il ministro della Salute: va benissimo, ma io intanto mi occupo di cose vere”.  Si sbaglia, adesso mi crede lei? Non c’è tanta gente che vuole diventare ministro ma c’è tanta gente che aspira a vivere pienamente la propria vita: con salute, lavoro e anche figli e famiglia se decide di averli. A lei non tocca il compito di dire se devono o no fare figli e di bacchettare i cattivi, ma di rendere possibile l’averli dando salute (è o no il ministro della Salute?), lavoro (è o no ministro?), aiuti sociali alla natalità (è o no al governo?). Non immagini cose che non esistono: in questo momento i politici, soprattutto i romani, non godono di buona fama e non credo che molti vogliano prendere il loro posto; si occupi non di fantasie inesistenti ma di cose reali. E la realtà è che avere figli oggi è un lusso. La denatalità c’entra molto più con la crisi economica che con le ovaie. Ascolti la gente normale ministra, licenzi i suoi comunicatori e ne usciremo fuori senza bisogno di pubblicità milionaria.