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Home » Cronaca » VIGNETTISTA UCCISO DALL’ISIS/ Un Dio che serve l’uomo è troppo scomodo

  • Cronaca

VIGNETTISTA UCCISO DALL’ISIS/ Un Dio che serve l’uomo è troppo scomodo

Mauro Leonardi
Pubblicato 26 Settembre 2016
nahedhattarR439

Nahed Hattar (Foto http://www.albawaba.com/)

Nahed Hattar, vignettista satirico e scrittore, era sotto processo ad Amman (Giordania) per una vignetta. E' stato ucciso dalla stato islamico fuori dal tribunale. MAURO LEONARDI

Nahed Hattar era un vignettista satirico. Ateo di origini cristiane, è stato assassinato con tre colpi di arma da fuoco per avere pubblicato una vignetta che l’islam ha giudicato blasfema. Il fatto però non è avvenuto a Parigi e Hattar non disegnava su Charlie Hebdo. Viveva in Giordania ed era già stato fermato e interrogato il mese scorso, con l’accusa di avere condiviso su Facebook una vignetta considerata offensiva per i musulmani. Per quella vignetta era già stato in carcere e quando l’hanno ammazzato si stava recando in Tribunale dove doveva ricomparire sempre per il medesimo motivo. L’artista aveva già scontato il carcere con l’accusa di “razzismo e settarismo”.


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Nella vignetta descritta dai giornali, Dio si affaccia dall’esterno della tenda chiedendo allo jihadista: “Buona giornata, Abu Saleh, hai bisogno di qualcosa?”. Lo jihadista risponde: “Sì Signore, mi porti un altro bicchiere di vino e chieda a Jibril (l’arcangelo Gabriele) di portarmi noccioline. Dopo, mi mandi un servitore eterno per pulire il pavimento e sparecchiare insieme a lei”. E poi aggiunge: “Non dimentichi di mettere una porta davanti alla tenda, così la prossima volta bussa prima di entrare, sua beatitudine”. 


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L’ho raccontata per filo e per segno perché forse Nahed Hattar non lo sapeva, ma la vignetta che lui non considerava blasfema non lo era per un cristiano, ma per un musulmano — proprio per questo motivo — non poteva non esserlo. Perché lui, Hattar, pur in tono scherzoso, quello che ha fatto è rappresentare il vangelo. In particolare quello scritto da san Luca al versetto 37 del capitolo 12. Eccolo qua: “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. Perché il Dio cristiano non si disturba affatto a servire gli uomini ma ne è felice perché li ama. Quello cristiano. 


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Ma quello musulmano è così? Parrebbe di no. T’immagini che dici a uno dell’Isis che Allah è come il vangelo di san Luca? Per questo la vignetta di Nahed Hattar era imperdonabile dall’Isis. Lui, poverino, aveva specificato più volte che non ce l’aveva con l’islam ma che voleva colpire l’Isis. Isis, non islam. Non musulmani. Non religione islamica. Isis. Non aveva fatta come i vignettisti di Charlie Hebdo che hanno proseguito imperterriti e hanno fatto i loro disegni sui terremotati di Amatrice, se n’era giustificato e scusato. Aveva dato spiegazioni su come leggere la sua vignetta.

Lo aveva fatto in pubblico su Facebook dove le aveva pubblicate e davanti ad un tribunale: infatti aveva già subito un fermo, un interrogatorio, poi era stato condannato, arrestato e ora si presentava davanti ad un giudice per subire il processo. Ma è stato ammazzato lo stesso. Perché un Dio che serve l’uomo, un uomo che è “la gloria del Dio vivente” come direbbe sant’Ireneo, è impensabile per l’Isis. È un’offesa che non c’è tribunale che tenga. E si può lavare solo con il sangue. Chissà se dall’al di là Nahed avrà capito che chi lo ha ammazzato non era il suo essere ateo ma la sua, misteriosa, origine cristiana.


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