Valentino T, l'untore Hiv: procura di Roma chiede la condanna all'ergastolo. Le accuse gravissime, le strategie dell'uoomo, i tanti silenzi e le bugie.

Si è svolta oggi l’importante udienza del processo a carico di Valentino T, l’untore Hiv accusato di aver infettato volontariamente 30 donne ed un bambino (figlio di una delle sue amanti). Nel nuovo appuntamento in aula, ad intervenire è stata la pm Elena Neri che ha avanzato la richiesta di condanna a carico dell’uomo accusato di epidemia dolosa e lesioni aggravate dai futili motivi. Per la Procura di Roma, Valentino T merita di essere condannato all’ergastolo con isolamento diurno. All’uomo sono stati contestati oltre 3000 rapporti sessuali a rischio avvenuti tra il 2006 ed il 2015. Secondo quanto emerso dalle indagini, il 32enne era solito contattare le sue vittime tramite i social, da Facebook a Badoo, passando per Netlog. A questi canali, come riporta La Stampa, si affiancavano le chat bollenti su servizi ad hoc come Chatta e Ciao Amigos dove era iscritto con lo pseudonimo di “Harty Style”. Le sue amanti le convinceva ad andare a letto e ad avere rapporti non protetti dopo un affiatato corteggiamento a base di lusinghe verbali, fiori e regali al fine di conquistare la loro fiducia. Le vittime erano non solo ragazze appena ventenni ma anche donne quarantenni. Un target ampio, dunque, che andava dalla studentessa alla madre di famiglia.



LE ACCUSE DELLA PROCURA DI ROMA

La procura di Roma gli ha contestato anche un caso di contagio non diretto: Valentino T, infatti, ebbe una breve relazione con una donna incinta con la quale ebbe rapporti non protetti, trasmettendo il virus Hiv anche a un bambino che oggi ha 3 anni ma che da quando aveva 8 mesi gli furono diagnosticate l’Hiv e l’encefalopatia che, secondo il capo di imputazione, sarebbe “casualmente riconducibile allo stato di sieropositività contratto dalla madre durante il parto”. Nella medesima requisitoria la pm Neri ha posato l’accento anche sulle tante bugie di Valentino T: secondo le accuse l’uomo usava varie strategie per ottenere rapporti sessuali non protetti, puntando tutto sulla fiducia, mentendo. Lui stesso sapeva infatti di essere sieropositivo ma asseriva di essere allergico al lattici e che per questo non poteva usare il profilattico. La stessa pm, prima della sua richiesta di ergastolo, ha sottolineato come Valentino T non abbia fatto nulla per aiutarli: “on ci ha detto nemmeno un cognome delle ragazze di cui sapevamo solo i nomi. Si è sempre chiuso dietro silenzi e bugie”. Ma la cosa più grave è che l’imputato avrebbe approfittato del fatto che le ragazze e donne conosciute online si fosse innamorata di lui, fidandosi e sentendosi rassicurate dalle sue stesse menzogne. Sotto accusa, infine, anche la condotta discutibile dell’untore Hiv, basata su una “ossessiva spasmodica e patologica ricerca di intrattenere rapporti sessuali promiscui” con tante gente che era solita frequentare locali per scambisti.

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