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Home » Cronaca » BLOGGER PRO ANORESSIA DENUNCIATA/ “In Italia oltre 300mila siti che venerano la magrezza come stile di vita”

  • Cronaca

BLOGGER PRO ANORESSIA DENUNCIATA/ “In Italia oltre 300mila siti che venerano la magrezza come stile di vita”

Emanuela Longo
Pubblicato 27 Novembre 2017
anoressia_olivierotoscani_2007_lapresse

Immagine di repertorio (LaPresse)

Blogger pro Anoressia denunciata: siti e account social in aumento in Italia, Laura Dalla Ragione spiega la crescita del fenomeno, chi c'è dietro e come poterlo contrastare.

A 19 anni, una ragazza di Porto Recanati, nelle Marche, gestiva un blog nel quale diffondeva diete o presunte terapie che provocavano l’anoressia. Con le accuse di istigazione al suicidio e lesioni gravissime, la giovane blogger è stata denunciata dalla polizia di Ivrea, intervenuta dopo la richiesta di aiuto di una madre preoccupata. Come riporta AdnKronos, la donna grazie alla quale sono poi scattate le indagini, si era rivolta alla polizia per denunciare la presenza di un blog molto frequentato dalla figlia 15enne, la quale aveva però iniziato a manifestare gravi disturbi alimentari tali da averle procurato una preoccupante e veloce perdita di peso al punto da doversi affidare alle cure di uno psicologo. Attraverso la creazione di un falso account, gli uomini del Commissariato di Ivrea hanno identificato la blogger 19enne appurando come molte ragazzine minorenni tra i 14 ed i 15 anni si rivolgessero a lei per chiedere consigli su come alimentarsi. Oltre alla denuncia nei suoi confronti, la polizia ha chiesto all’Autorità Giudiziaria l’oscuramento dello spazio web attraverso il quale la blogger istigava le ragazzine. Quello appena scoperto, tuttavia, è solo la punta dell’iceberg, uno degli oltre 300mila portali che in Italia inneggiano all’anoressia come stile di vita. Un numero sconcertante che evidenzia la gravità del problema e la presenza di un mondo che continua a basarsi su errati modelli di magrezza eccessiva, fino a diventare una malattia, ma della quale molte ragazzine non sono assolutamente consapevoli.


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SITI PRO ANA E ACCOUNT SOCIAL: FENOMENO IN CRESCITA

Dopo il caso della blogger 19enne pro anoressia denunciata, Laura Dalla Ragione, responsabile dei centri per la cura dei disturbi alimentari Palazzo Francisci e Nido delle Rondini di Todi ha rilasciato un’intervista a Repubblica.it spiegando il diffuso fenomeno in atto. La domanda principale ruota proprio attorno all’ultima tendenza del momento, in atto ormai da qualche anno: chi gestisce questi portali Pro Ana e Pro-Mia (pro bulimia)? “C’è una persona in solitaria che “incita” all’anoressia perché lei medesima è convinta, come tutte le pazienti, di non essere malata”, spiega l’esperta. Per le pazienti, infatti, la loro è una “scelta estetica compiuta in totale libertà”. In merito alla bulimia, il 90% delle pazienti afferma di aver “imparato a vomitare” proprio consultando siti internet. Non tutti siti simili, però, hanno intenzione di far ammalare altre persone. Il bisogno di aprire un blog è spesso legato al desiderio di misurarsi con altri, confrontarsi e sostenersi. Il fenomeno è però in forte crescita. Spiega Dalla Ragione: “È una realtà più diffusa di quello che immaginiamo. Si tratta di una rete di circa 300mila siti cui bisognerebbe aggiungere gli account dei social network”. Secondo la sua esperienza, tutte le ragazzine in cura da lei hanno visitato siti pro anoressia in età molto bassa, tra i 12 ed i 13 anni. Ci sono poi i social, i quali all’interno della malattia “appagano il lato esibizionista”. Basti pensare a tutte quelle foto postate in cui viene mostrata con orgoglio la propria magrezza estrema. “Addirittura postano immagini di quando sono ricoverate con il sondino nasogastrico o con la flebo. Quello per loro è il trionfo, è il top della magrezza. Un traguardo che va mostrato e condiviso”, dice l’esperta.


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“CONTRASTARE IL FENOMENO DA DENTRO LA RETE”: LA POSSIBILE SOLUZIONE

Nei centri per la cura dei disturbi alimentari capita spesso che le giovani pazienti continuino a consultare i siti pro anoressia. La soluzione, ovviamente, non è quella di vietare l’accesso a Internet, ma certamente limitarlo. Nel centro gestito da Laura Dalla Ragione, ad esempio, l’uso di computer e telefono è consentito solo dopo le 20:00. “Quello che facciamo è organizzare dei corsi per insegnare un corretto utilizzo dei social network”, spiega, “Ciò che accade su internet lo vediamo in tempo reale e a modo nostro cerchiamo di intervenire”. A sua detta, i siti Pro Ana andrebbero contrastati da dentro la rete, ma in che modo? “Presidiando il web, essendoci”, dice. Per questo è stato aperto un numero verde attivo 24 ore su 24 e le varie associazioni svolgono attività di controllo sul web denunciando ciò che non va. Nel 2007 era stata istituita la figura di un “web terapeuta” grazie ad un progetto creato con Timshell ed avviato dal Ministero della salute, gestito dal Bambin Gesù di Roma. Una figura molto utile ma che purtroppo è venuta meno con la fine dei fondi disponibili. Intanto la polemica se punire o meno i gestori di siti pro anoressia è ancora in atto. Si tratta di una materia molto delicata poiché spesso chi c’è dietro questi siti è una persona malata, che andrebbe quindi curata e non punita. Nonostante questo però, anche Dalla Ragione considera la necessità di una normativa in materia, soprattutto perché in alcuni casi si parla di un vero e proprio “mercato nascosto”: “Sono siti che come ho detto vendono prodotti e servizi legati all’industria della dieta che non nominano direttamente l’anoressia”.


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