Sono passati cinque anni da quella che è stata una delle più grandi strage di migranti nel Mar Mediterraneo. Era infatti la notte tra il 2 e il 3 ottobre del 2013 quando un barcone partito dalla Libia si rovesciò affondando a meno di un chilometro dall’Isola dei Conigli, nella parte orientale dell’Isola di Lampedusa. Delle oltre 500 persone a bordo ne furono salvate solo 155: 368 persero la vita, una ventina di persone non venne mai trovata. Persero la vita uomini, donne e bambini, alcuni corpi trovati all’interno del barcone anche diversi giorni dopo. Qui papa Francesco si recò in visita nel suo primo viaggio da pontefice, annunciando il tema che è sempre stato il più caro del suo pontificato, la difesa e la vita dei migranti. Tutto il mondo parlò di questa strage, ma oggi, a cinque anni di distanza, alle commemorazioni che si svolgono a Lampedusa non è presente nessun rappresentante del governo.
Strage di Lampedusa 5 anni fa
La Camera, dal 2015, ha istituito la giornata di oggi come “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”. Nonostante questo, il fatto che il presidente del consiglio e nessun rappresentante di M5S e Lega si siano presentati, significa che per questo governo non esistono celebrazioni nazionali dedicate ai migranti. Causa della strage fu, come indicarono le indagini, un incendio scoppiato all’interno dell’imbarcazione per una tragica decisione di alcuni dei migranti a bordo: siccome non riuscivano a chiamare col telefono i soccorsi, accesero alcuni fuochi per farsi notare. Purtroppo il peschereccio perdeva carburante e andò subito in fiamme. Ma non fu questa la causa dell’affondamento, ma il fatto che spostandosi dalle fiamme tutti contemporaneamente, il peso fece rovesciare il barcone. Delle 368 vittime, ben 360 erano eritrei, fuggiti dalla sanguinaria dittatura che ancora oggi insanguina il piccolo paese africano.