Aveva praticato la mutilazione genitale sulle sue due figlie e per questa atroce accusa è giunta oggi la sentenza di condanna per una donna. Si tratta di una cittadina di origine egiziana ma residente a Torino la quale è stata giudicata colpevole dal giudice Luca Fedelio che oggi la emesso la sua sentenza di condanna a due anni e due mesi di reclusione. Il reato applicato, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Ansa, è quello di “pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili”. Un reato introdotto nel codice penale nel 2012 e che prevede pene tra i 4 ed i 12 anni di reclusione. Imputato nel medesimo processo anche il marito della donna, assistito dall’avvocato Maurizio Cossa ma che è stato invece assolto dalle accuse. Le mutilazioni genitali ai danni delle due ragazzine, una delle quali ancora minorenne, sarebbero state eseguite nel Paese di origine della madre nel 2007. Secondo quanto stabilito oggi dal giudice, oltre agli anni di reclusione la donna, difesa dall’avvocato Guido Savio, dovrà anche corrispondere una provvisionale ad una delle due figlie. In particolare alla minorenne che si è costituita parte civile nel processo contro i genitori, mentre la sorella maggiore, da poco maggiorenne, ha deciso di non costituirsi.
MUTILAZIONE GENITALE: UN ATROCE RITUALE
La pratica della mutilazione genitale è tristemente diffusa soprattutto in molti paesi Africani e in particolare in Egitto. Il suo scopo sarebbe quello di ridurre il desiderio sessuale delle ragazze garantendo di giungere vergini al matrimonio. Nonostante sia diventata illegale dal 2010 (in Italia nel luglio 2006), viene ancora diffusamente praticata. Secondo la tesi della Procura, nel caso delle due sorelle sottoposte a mutilazione genitale dai genitori, il macabro rituale sarebbe avvenuto quando era vietato in Italia. L’avvocato Savio, al Corriere.it nei mesi scorsi aveva spiegato: “Questa famiglia vive in Italia dal 2005. Tra il 2006 e il 2007 il rituale era diffuso in Egitto e non era considerato illegale. La madre non poteva certo sapere che invece fosse vietato nel nostro Paese”. Per lunghi anni, tuttavia, le ragazze, di cui una oggi ancora minorenne sono state costrette ad affrontare un dolore enorme, non solo fisico e che si poteranno dietro per molto tempo.