“Berlusconi parla di anticamera della dittatura? Certe cose le dicono solo lui e qualche burocrate di Bruxelles e i frustrati del Pd. Dispiace che usi le parole che usano Renzi, Boldrini e Juncker”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, a margine di Eicma, il salone del ciclo e motociclo in corso alla Fiera di Rho.
Botta e risposta nel centrodestra dopo che il Cavaliere ha parlato di un’“aria di illibertà, anticamera della dittatura”. “Sciocchezze” replica il vicepremier.
“Per essere una dittatura è una dittatura felice”, ha aggiunto ironicamente Salvini che poco prima aveva detto: “Berlusconi parla addirittura di rischio dittatura in Italia? Le lasci dire ai burocrati di Bruxelles e ai nostalgici di sinistra queste esagerazioni, l’Italia con la Lega al governo sarà sempre democratica e mai più serva di nessuno”.
“Sono convinto — aveva aggiunto Berlusconi, a margine del congresso nazionale dei giovani di FI, in corso a Roma — che questo governo non potrà durare cinque anni, la Lega si accorgerà presto di non poter tradire il programma del centrodestra presentato ai nostri elettori. Questo governo cadrà e allora ci saranno due possibilità. La prima: un mandato al centrodestra che trovi i voti necessari in parlamento per formare una maggioranza, oppure si andrà a nuove elezioni. Siamo in una democrazia illiberale. Anche il Pd ha capito che siamo di fronte a un governo pericoloso. E quindi, le nuove persone che sono entrate e costituiscono i vertici del Pd, credo che condividano le nostre preoccupazioni e guardino al futuro come qualcosa che dobbiamo portare verso la libertà”.
Una chiara minaccia, fortemente supportata dalle velleità di Antonio Tajani, ansioso che Silvio Berlusconi prenda le distanze dal vecchio centrodestra per promuovere un cartello riformista in grado di raccogliere i consensi delle manifestazioni contro i 5 Stelle che in questi giorni stanno caratterizzando città come Torino e Roma.
Già, Tajani. In Calabria emissari del nuovo reuccio azzurro ammoniscono: “la scelta del candidato di Forza Italia in Calabria, così come stabilito dal presidente Berlusconi dopo il vertice di Arcore con i possibili alleati spetta a Tajani. E a questa decisione tutti si devono attenere”.
Tajani insomma sapendo che la parabola di Berlusconi volge al tramonto pensa di accordarsi come l’antico sodale Verdini con Matteo Renzi, ovviamente in nome dei “valori del Ppe”. E intanto si prende il partito piazzando i suoi fedeli nei posti chiave, come faceva il suo vecchio capobastone Scajola. Questa volta ad insaputa di Berlusconi. La Raggi è assolta, i gialloverdi superano di slancio i problemi più pressanti. E Forza Italia risponde da par suo disponendosi a diventare quel “Pd meno L” di cui per anni ha parlato con scherno Beppe Grillo. Non immaginando di averci visto fin troppo giusto.