Tribunali in tilt per un possibile attacco informatico. A lanciare l’allarme al Csm sono stati alcuni consiglieri togati che, al pari di migliaia di magistrati in tutta Italia, hanno ricevuto dal Ministero della Giustizia una e-mail che li informava del blocco dell’accesso a tutte le loro caselle di posta elettronica certificata e ai sistemi che consentono il funzionamento del processo civile, che ormai è totalmente telematico. Questo problema ha riguardato in parte anche la giustizia penale, visto che è stato bloccato il sistema digitale operativo che le procure usano per caricare le notizie di reato e assegnare i fascicoli in via informatica. All’origine non ci sarebbe stato un disservizio ma forse un attacco hacker. Lo ha spiegato il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, il quale ha parlato di «probabile furto delle credenziali delle Pec gestite dalla Telecom» e qualificato l’accaduto come «un episodio allarmante». La questione verrà affrontata in occasione del tavolo tecnico tra Csm e Ministero della Giustizia. Sarà l’occasione per esprimere le «giuste preoccupazioni» dei magistrati sul funzionamento del processo civile telematico.
TRIBUNALI IN TILT, SI IPOTIZZA ATTACCO HACKER
Secondo i magistrati non si è trattato di un caso isolato, anzi il consigliere Corrado Cartoni (Magistratura Indipendente) parla di «gravi e frequenti disfunzioni del processo telematico» e ricorda che «5 anni fa si bloccarono per dieci giorni i server di tutta la Sicilia e la Calabria». Da qui la richiesta di investimenti al ministero della Giustizia. Antonio de Notaristefani, presidente dell’Unione delle Camere civili, ha invece espresso la sua preoccupazione riguardo l’ipotesi di un «furto di dati», che nel caso delle separazioni possono riguardare minori, i quali «dovrebbero essere protetti in maniera inespugnabile». Il Csm intende quindi incalzare il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dopo aver svolto un monitoraggio sul processo civile telematico, mentre è in fase di lavorazione la relazione sulle criticità riscontrate. Il probabile attacco informatico ha bloccato l’attività giudiziaria perché, come spiegato dal consigliere Luigi Spina (capogruppo di Unicost) che per primo ha sollevato il problema al Csm, «oggi il processo civile o si fa per via telematica o non si fa e questa non è una scelta del magistrato».