Per via di un difetto di notifica, la prima udienza in corte d’Assise a Catania del processo sulla cosiddetta “ambulanza della morte” di Biancavilla, inizialmente fissata per lo scorso 18 dicembre, era slittata alla giornata di oggi, 24 gennaio 2019. Il procedimento si basa sulle accuse di omicidio aggravato e estorsione aggravata dal metodo mafioso scaturito dall’inchiesta che era partita dopo alcuni servizi choc trasmessi dalla trasmissione Le Iene Show. Oggi, si è di fatto tenuta la prima udienza che, come spiega il portale La Sicilia, si è incentrata interamente sull’ammissione come parti civili dei familiari delle vittime e dei rappresentanti di associazioni legali e di cittadini. Nell’ambito del primo appuntamento in aula, è stata resta nota anche la lista dei testimoni che, nel corso del processo, saranno ascoltati. Imputato nel procedimento è il barelliere Davide Garofalo di 33 anni, accusato di aver ucciso tre persone. Gli omicidi sarebbero avvenuti in un periodo di tempo compreso tra il 2014 ed il 2016. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 21 febbraio quando il Tribunale deciderà anche sulla richiesta del legale delle difesa, l’avvocato Salvo Liotta, il quale ha inserito tre inviati del programma Le Iene in aula, gli stessi che realizzarono il servizio di denuncia dal quale poi scaturì l’inchiesta e la trascrizione delle loro interviste.
AMBULANZA DELLA MORTE A BIANCAVILLA: SECONDO IMPUTATO
Nell’ambito dell’inchiesta sull’ambulanza della morte di Biancavilla, un altro barelliere, Agatino Scalisi, sarà processato in un procedimento a parte, giudicato con il rito abbreviato. L’uomo è accusato per la morte di un’altra persona avvenuta sempre sulla medesima ambulanza e che rientra nella stessa inchiesta. La prima udienza a suo carico è in programma per il 4 aprile prossimo. Secondo la Procura di Catania, la tecnica era quella di iniettare a pazienti terminali un’iniezione d’aria nelle vene durante il tragitto dall’ospedale a casa, mentre i malcapitati si trovavano a bordo dell’ambulanza. Inevitabile a quel punto il decesso per embolia gassosa sebbene venisse celato da cause naturali. Lo scopo era quello di guadagnare dai 200 ai 300 euro di “regalo” che la famiglia delle vittime gli avrebbe dato per la vestizione della salma. I soldi sarebbero stati poi divisi tra i clan mafiosi di Biancavilla e Adrano. Dopo l’inchiesta della trasmissione Le Iene, anche i carabinieri avevano indagato sull’assurda vicenda.