Monia Di Domenico, massacrata con un sasso per mille euro di affitto: in Appello pena dimezzata all'omicida Giovanni Iacone
L’omicidio di Monia Di Domenico è stato folle e brutale, ma Giovanni Iacone ha ottenuto il dimezzamento della pena, quindi non dovrà scontare 30 anni di reclusione, come era stato stabilito in primo grado. La Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila ha ridotto la condanna a 16 anni per l’omicidio, aggiungendo un anno per l’occultamento del cadavere. Quindi dovrà scontare 17 anni, mentre 16 sono stati i colpi alla testa e al viso, inferti con un grosso sasso con cui massacrò la povera donna. Dopo quel bagno di sangue, finì la vittima colpendola alla gola con una scheggia di vetro. Una lucida e rara ferocia caratterizzò quell’omicidio dell’11 gennaio 2017 a Francavilla. Ma la Corte aquilana non ha riconosciuto l’aggravante della crudeltà, che era stata invece riconosciuta in primo grado. Questa valutazione, sommata allo sconto di pena previsto per il ricorso al rito abbreviato, ha portato ad una sentenza che lascia dubbi e perplessità, e solleva molti interrogativi. Sul piano tecnico ha sicuramente una fondatezza giuridica, ma agli occhi dei familiari di Monia Di Domenico risulta ingiusta.
MONIA DI DOMENICO, MASSACRATA CON UN SASSO PER L’AFFITTO
I genitori di Monia Di Domenico sono disperati. Il padre Aldo, ex poliziotto 82enne che ha sempre creduto nelle istituzioni, oggi ha perso le sue certezze. La madre Doretta si è messa le mani ai capelli quando è stata letta la sentenza d’Appello. «Oggi è peggio del giorno che è morta Monia», si è lasciata sfuggire, come riportato da Il Messaggero. Ma l’ondata di rabbia ha superato i confini familiari, travolgendo anche amici e conoscenti della vittima per approdare sui social. Carola Profeta, che da anni si batte sul tema del femminicidio con l’associazione Noi per la famiglia, ritiene «assurda» la sentenza. E si chiede «cos’altro debba fare un assassino affinché sia presa considerazione l’aggravante della crudeltà». Il problema è anche un altro: la legge che impedisce il ricorso al rito abbreviato per gli omicidi più efferati, approvata di recente, non ha valore retroattivo. «Tuttavia ci aspettavamo una certa sensibilità da parte dei magistrati, come avvenuto ultimamente per casi analoghi, anche meno cruenti», ha concluso Profeta.
