Nato a Napoli il 10 maggio del 22, si è spento oggi Antonio Ghirelli, Giornalista e scrittore, fu,tra le altre cose capo ufficio stampa del Quirinale all’epoca di Sandro Pertini e, successivamente portavoce del governo Craxi. La sua attività nel mondo dell’informazione iniziò collaborando con Il 9 Maggio, il giornale della Gioventù Universitaria Fascista di partenopea. Nel ’42 si iscrisse al Partito Comunista Italiano e prese parte partecipò alla Resistenza italiana dirigendo Radio Bologna Libera. Collaborò, inseguito, con l’Unità, Milano Sera e per un breve periodo, assieme alla moglie, per Topolino, facendo traduzioni. Curò la pagina sportiva di Paese Sera mentre, in seguito della Rivoluzione ungherese abbandonò il Pci per iscriversi al Partito Socialista. Venne successivamente chiamato a dirigere Tuttosport e fu direttore de Il Globo e, dal 1966 al 1977 del Corriere dello Sport. Nel ’78 fu nominato capo ufficio stampa della presidenza della Repubblica, incarico dal quale si dimise per tutelare un collaboratore giovane che aveva redatto un comunicato stampa ove si auspicavano le dimissioni dell’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga. Dopo aver svolto il medesimo incarico per i governi retti da Craxi venne nominato,nl 1986 direttore del Tg2 mentre, dal’88 all’89 dell’Avanti! Scrisse numerosi libri tra cui Storia del calcio in Italia, (Einaudi, 1954), Effetto Craxi. Profilo di un nuovo leader, (Rusconi, 1981), Moro tra Nenni e Craxi. Cronaca di un dialogo tra il 1959 e il 1978, (FrancoAngeli, 1991), Tre volte campioni del mondo. Tutte le partite degli azzurri dal 1934 al 1990 nel racconto dei più grandi giornalisti, (Marsilio Editori, 1994), Democristiani. Storia di una classe politica dagli anni Trenta alla Seconda Repubblica, (Mondadori, 2004). Il capo dello Stato Giorgio Napolitano, ha inviato alla famiglia un messaggio di cordoglio spiegando di aver perso con la morte di Ghirelli uno degli amici più cari, dei lontani «dei lontani anni della mia prima formazione». Napolitano ha sottolineato il comune attaccamento a Napoli e ai valori della libertà, del progresso sul finire del fascismo.
I due, afferma lo stesso capo dello Stato, non si erano mai persi di vista, neppure nei tempi recenti. L’inquilino del Colle, stringendosi con affetto ai suoi cari, lo ha ricordato come «un popolarissimo giornalista sportivo e un interprete autentico dell’anima di Napoli».