Lo scorso 12 giugno aveva ricevuto auguri da tutto il mondo per il suo 91esimo compleanno. Poco dopo, Margherita Hack aveva dovuto essere ricoverata in ospedale e questa notte è deceduta. Accademica dei Lincei e collaboratrice dell’Ente spaziale europeo e della Nasa, conosciuta in tutto il mondo per le sue indiscusse capacità scientifiche per le quali ha ricevuto numerosi riconoscimenti, è però sempre stata alla ribalta anche per le sue polemiche prese di posizioni sociali e politiche. La sua verve tipicamente fiorentina – la Hack è nata nel capoluogo toscano nel 1922 – ha alimentato infatti discussioni sociali e politiche: atea manifesta, vegetariana convinta (non per merito mio, diceva, ma lo sono dalla nascita per scelta dei miei genitori), ha sostenuto da sempre una “visione di sinistra” dell’astrofisica. Prima donna in Italia a dirigere un osservatorio astronomico, quello di Trieste, che ha portato a livello di ricerca internazionale, ha retto per 28 anni la cattedra di astronomia dell’università del capoluogo giuliano. Grande divulgatrice, ha scritto numerosi libri tra cui “Una vita tra le stelle” e “L’amica delle stelle” costituiscono anche la sua autobiografia. Particolarmente emblematico e riassuntivo del suo credo politico il titolo di un altro suo saggio “Libera scienza in libero Stato”. Nel 1978 fondò il mensile “L’Astronomia”, la principale rivista del settore in Italia, e ha successivamente diretto la rivista “Le Stelle”. Più volte candidata ad elezioni politiche e amministrative, è sempre risultata eletta – dimostrando l’effetto trainante della sua candidatura – per poi rinunciare sempre alla carica privilegiando l’impegno sul fronte dell’opinione pubblica. Si schierò infatti contro la costruzione di centrali nucleari (sostenendo però la ricerca sul nucleare), per il diritto all’aborto, per i diritti civili degli omosessuali, per l’eutanasia (in particolare sostenendo la causa del papà di Eluana Englaro), per la ricerca sulle staminali embrionali e per il riconoscimento del testamento biologico. Polemica fino all’ultimo, nel dicembre del 2012 rinunciò ad una rischiosa operazione a cuore aperto “per far risparmiare allo Stato le spese sanitarie”.