Il Papa è in America! Da bravo italiano il Papa per tanti anni l’ho sempre avuto a due passi. Alle cose ci si abitua e l’abitudine ammazza. Quando Giovanni Paolo II venne per il suo quarto ed ultimo viaggio ero qua ancora da relativamente poco e ancora in fondo mi sentivo uno straniero nella terra a stelle e strisce. Ma questa volta no, questa volta Benedetto XVI è a casa mia, amico vero.
“Il Papa che ama l‘America” – come lo ha definito il Time la settimana scorsa – è arrivato ed ha abbracciato subito questa terra, la sua gente e le radici di quello che siamo. Curioso, ma chi ha ascoltato il suo primo intervento, oggi pomeriggio alla Casa Bianca, anche distrattamente, è rimasto colpito da quel saluto finale, “God Bless America!” – Dio benedica l’America! Certo, qua lo dicono tutti, è il saluto finale di tutti e di sempre. Facendolo suo però Benedetto si è presentato come il nuovo Paolo, facendosi da subito “americano con gli americani”.
In verità nel suo saluto a Bush il Papa ha percorso tutto il tragitto del popolo americano, dalle sue origini ed i suoi ideali, agli ostacoli e le sfide incontrati lungo il cammino fino al senso di responsabilità verso tutto il mondo cui – nel bene e nel male – gli Stati Uniti non hanno mai rinunciato. Il viaggio è cominciato con un grande abbraccio, l’abbraccio di uno che è come se ti dicesse: “Ti conosco nel profondo, e ti capisco ancor più di quanto tu capisca te stesso perchè io conosco la fonte del desiderio che ti ha animato e che ti anima”.
I media hanno accompagnato l’attesa della sua venuta con una notevole copertura. Non ci capiscono molto del Papa i media americani e non ci si potrebbe aspettare altrimenti. Però lo guardano con rispetto, perchè quest’uomo è indubbiamente intelligente e soprattutto perchè sta rivelando un tipo di umanità inattesa, un’intelligenza dell’umano che nessuno si aspettava potesse comparire da dietro quell’immagine di rigido ed inflessible censore che si portava addosso. Perciò lo guardano con curiosità, perchè in fondo gli americani non sono così ideologizzati come gli europei.
Sì, ci sono gli scandali amari di questi anni con cui fare i conti, i disastri anche economici che gli scandali stessi si sono portati appresso, le vecchie barriere ultratrentennali sul valore della vita, dall’aborto alla contraccezione. Sicuramente i media Usa vogliono sapere che cosa Benedetto XVI abbia da dire su queste cose, e troveranno motivi sufficienti per criticarlo.
Ma, ripeto, che i media facciano fatica a capirlo è comprensibile. E’ la Chiesa Cattolica che fatica di più. Mi sembra che quasi tremi. L’immagine che mi è venuta subito alla mente da quando la visita papale venne ufficializzata è quella di uno studente che si presenti all’esame sapendo di non essere pronto. Come se si fosse preparato sui libri sbagliati, come se fosse finito fuori tema. Adesso teme che qualcuno stia per dirglielo. Bisognerà vedere se lo studente sara più preoccupato di imparare una cosa nuova o mirare ad una sufficienza che permetta di tirare avanti senza mettersi tanto in discussione. Ecco, la Chiesa americana davanti a questa visita di Benedetto XVI mi sembra un studente così. Lasciamo perdere quelle frange che reclamano e protestano quasi fossero rappresentati sindacali, dalle suore che vogliono il sacerdozio ai preti che vogliono sposarsi. Non è quello il punto. Il punto è che tra le mille cose che la Chiesa cattolica statunitense si arrabatta a fare, tra strutture e programmi per tutto e per tutti, quel che sembra venir meno è lo scopo dell’azione, l’amore di Gesù che libera perchè conosce la verità del cuore.
Stasera Benedetto XVI ha parlato ai Vescovi, ai Pastori di questo enorme popolo (perchè i cattolici americani sono tanti!). Non sono un teologo, ma io ho capito che ha chiesto loro di esserci padri nella scoperta dell’amicizia cui Nostro Signore ci chiama. Benedetto XVI, più americano di tutti noi americani, che ci ama come noi nè sappiamo nè possiamo amarci perchè conosce la verità del nostro cuore e del nostro desiderio, ed è qui per prenderci per mano e mostrarci che il miracolo del cambiamento è possibile. Basta lasciarsi abbracciare da Gesù, facendosi abbracciare da lui, il Santo Padre che è venuto a trovarci.
(Maurizio Maniscalco)