Vinitaly è una delle manifestazioni più interessanti su vino e, a differenza di quanto scrive l’Espresso che ne storpia il nome in “velenitaly”, questa è la casa dei produttori onesti: più di 4.000 cantine che fanno sacrifici tutto l’anno e hanno fatto sacrifici per venire a Vinitaly e mostrare la faccia vera del vino italiano.
Ieri a Verona alcuni produttori che tutti gli altri anni erano in prima fila all’inaugurazione non c’erano. Probabilmente erano a presidiare le loro cantine, dove ci sono annate di vino sequestrate. Questo perché c’é stata una deriva di un eccessivo concetto di internazionalizzazione del vino: alcuni produttori hanno utilizzato uve non previste dal disciplinare per assecondare i gusti dei consumatori stranieri.
A Montalcino hanno prodotto vino con uve diverse da quelle previste dal disciplinare, quindi si è proceduto al sequestro di cantine molto importanti, perché il Brunello di Montalcino è un mito per l’enologia italiana. E questo è grave, perché quando c’è questa deriva per cui ci si allontana dal prodotto della propria terra e del proprio territorio l’ingordigia produce questi effetti. I vini doc hanno un disciplinare ben preciso: il Brunello di Montalcino si produce solo con uva Sangiovese, invece nelle bottiglie sequestrate è stata messa dell’uva che piace ai clienti stranieri. Ma noi vendiamo vino italiano, non vino che risponde alla mode.
L’altro filone dell’inchiesta riguarda invece una vera e propria sofisticazione: è stato trovato del vino a bassissimo prezzo mischiato con acido muriatico e altre sostanze.
C’è un altro fatto che indispettisce e incuriosisce: questa giustizia a orologeria. È curioso che tutti sapessero del problema, ma la notizia è venuta fuori nel giorno dell’inaugurazione di Vinitaly. Se si sapeva, era bene dirlo prima.
Non credo, perché la reazione italiana davanti a questi fatti è proprio una maggiore attenzione al vino. Ricordo che 22 anni fa ci fu lo scandalo del metanolo, che segnò il “Rinascimento” del vino italiano.
Ci sarà una reazione che porterà a maggiori controlli e soprattutto alla scoperta di un’Italia del vino vero.
Il vino ne ha assolutamente risentito, però è anche vero che c’é stata tutta una parte di informazione che ha parlato solo del vino dai 30 ai 50 euro a bottiglia, mentre poco si è parlato di un vino quotidiano e di una qualità diffusa che va dalle cantine sociali, che hanno cambiato faccia, ai piccoli produttori. Per cui esistono vini a prezzo modesto, che non contengono le sostanze nocive che hanno scoperto, piuttosto che altri vini popolari molto buoni, che possono essere portati sulle tavole degli italiani tutti i giorni.