“Aspettami, sto per arrivare”. Quanti di noi avranno sentito, pronunciato o letto su un sms questa frase? Probabilmente tutti. Eppure pochi sanno che questo “stare per”, “sono sul punto di”, un “going to” in inglese, è in un certo senso l’erede di quella perifrastica attiva di cui, grazie al famoso spot di Belen e De Sica, oramai tutti parlano. Pochi però, nonostante gli sforzi immani di schiere di professori, sono riusciti a inculcare nel cranio degli studenti questa regola che, sebbene piuttosto semplice, è vista non di buon occhio da parte dei discenti. Probabilmente a spaventare è il suono “perifrastica”. Tant’è che sembra così lontano dalla nostra quotidianità da suscitare elemento di ironia nell’espressione del rassegnato De Sica. Ma anche le perifrasi in realtà fanno parte del nostro parlare comune. Un esempio? Il classico giro di parole. Anziché dire “tua cognata” possiamo dire “la moglie di tuo fratello”. Questa è una perifrasi.
La perifrastica latina altro non è che una costruzione appunto di più elementi grammaticali.
Partiamo dalla perifrastica attiva. Già, perché i latini non si accontentarono di una sola, ma utilizzavano sia quella attiva sia quella passiva.
Dunque: una perifrastica attiva altro non è che un costrutto formato dal participio futuro di un verbo accompagnato dal verbo sum. Entrambi gli elementi devono concordare con il soggetto.
Nel precedente esempio “sto per arrivare” la perifrastica latina sarà dunque: [ego] venturus sum.
Il participio dovrà concordare per genere, numero e caso.
D’altra parte tutti noi siamo stati sul punto di nascere, siamo stati “nascituri”.
Ma, dicevamo, esiste anche una perifrastica passiva. Non spaventiamoci. Tutti sappiamo che ogni frase può essere attiva o passiva. Attiva se il soggetto compie l’azione e passiva se il soggetto la subisce. Piero mangia la mela è attiva. La mela è mangiata da Piero è passiva. Vedete come il soggetto del primo caso si trasforma, nel secondo, in complemento d’agente (cioè “chi agisce”), mentre la mela per magia da complemento oggetto si ritrova trasformata in soggetto (che subisce l’azione).
Ora i latini possedevano un modo più semplice ancora per esprimere il senso passivo: cambiavano la desinenza del verbo e stop.
Però avevano anche la simpatica abitudine di usare la perifrastica passiva per sottolineare il dovere o l’ineluttabilità di compiere un’azione. Come funzionava il tutto?
Anche qui la costruzione è piuttosto semplice. Si prende il “gerundivo”, un modo verbale del latino la cui desinenza (-andus/-endus/-iendus, a, um a seconda della coniugazione) è declinabile come un aggettivo e lo si associa al solito verbo “sum”. L’effetto ottenuto è quello della famosa Carthago delenda est, “Cartagine dev’essere distrutta” (letteralmente “è da distruggersi”), pronunciata da Marco Porcio Catone, meglio conosciuto come Catone il Censore, che coi cartaginesi non andava per il leggero.
Roba d’antiquariato? Mica tanto. La perifrastica passiva ci ha lasciato in eredità tante parole di uso comune. Quali? Una molto intima: “mutande”, che sono da cambiarsi. Ma anche le “faccende” ossia le cose da fare, “bevande” da bere, “maturando” che deve fare la maturità e così via fino al nome “Miranda”, una donna da ammirare.
R.C.