Ogni anno, durante la festa del Sacrificio, sono macellati circa 300 milioni di ovini nel mondo e scorrono 1 miliardo e 800 milioni di litri di sangue. E proprio il fatto di avere gettato in mare carcasse degli animali, destinati alla festa del Sacrificio e morti durante il viaggio, avrebbero spinto gli squali ad avvicinarsi alle coste egiziane. Come spiega a Ilsussidiario.net l’islamologo dell’Università Cattolica, Paolo Branca, «per ricordare il sacrificio di Abramo, che invece del figlio immola un agnello, ciascuna famiglia musulmana ogni anno uccide un ovino. E il rito islamico prevede una particolare modalità di macellazione. Pecore e capre sono infatti sgozzati e lasciati morire dissanguati, poi la loro carne è spartita tra i membri della famiglia. Questo comporta diversi problemi pratici».
Come sottolinea sempre Branca, «i 2-3 milioni di pellegrini che raggiungono contemporaneamente La Mecca compiendo il rito del sacrificio arrivavano negli anni scorsi a inondare la città santa di sangue, finché le autorità saudite hanno stabilito che tutte le macellazioni dovevano avvenire nel macello centrale». E aggiunge il professor Branca: «Alla Mecca e in altre capitali arrivano navi cariche di ovini da Australia e Nuova Zelanda. Il lungo viaggio per mare comporta diversi disagi per le povere bestie, che secondo il rito islamico devono arrivare vive. Per non parlare delle condizioni igieniche precarie, in particolare nelle grandi città, dove gli animali sono lasciati a gocciolare sangue lungo le strade finché non muoiono dissanguati».
(Pietro Vernizzi)