STORIA/ La Germania salda i debiti di guerra. Perché a Versailles nessuno ascoltò Keynes?

- La Redazione

Il 3 ottobre, in occasione dei vent'anni dalla riunificazione, la Germania salda l'ultima rata del debito contratto con la fine della Prima guerra mondiale

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La prima Guerra Mondiale finisce ufficialmente domenica 3 ottobre con il pagamento da parte della Germania del debito di 22 miliardi di sterline stabilito dagli accordi di Versailles del 1919. Vista così, la guerra è durata 91 anni.

Il 3 ottobre, in occasione del ventesimo anniversario della riunificazione, la Germania salda il debito contratto alla fine della Prima guerra mondiale con le potenze vincitrici. Si tratta di una cifra di circa 70 milioni di euro. Il Trattato di Versailles aveva infatti imposto tra le altre cose il pagamento da parte della Germania dei danni materiali e morali provocati con la guerra.

– Una cifra di 226 miliardi di marchi. Ecco quanto la Germania si era impegnata a pagare firmando il Trattato di pace di Versailles. Si trattava di un risarcimento per tutti i danni e le distruzioni provocate, soprattutto alla Francia, con la guerra scatenata dalla Germania. Una cifra enorme, per una nazione già prostrata dalla sconfitta e dalla perdita di oltre due milioni dei suoi uomini migliori. La cifra venne infatti ridotta ben presto a un più abbordabile, seppure sempre alto, costo di 132 miliardi di marchi, circa 25 miliardi di euro.

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Oggi, 92 anni dopo, la nuova Germania salda il debito con il pagamento dell’ultima rata. Come mai si è arrivati a un così lungo periodo per appianare il debito? La Germania in realtà aveva cominciato a pagare il suo debito. Nei primi dieci anni dalla conclusione del primo conflitto mondiale, aveva versato la cifra di 50 miliardi di marchi, un terzo dell’ammontare complessivo. Intanto, l’economia tedesca stava andando a rotoli.

Una volta preso il potere, Adolf Hitler dichiara che la Germania sospende i pagamenti perché non più in grado di fare fronte alla restante cifra. Il paese è economicamente troppo stremato. Al termine della Seconda guerra mondiale, la Germania federale riprende a pagare il debito. Al 1952, erano stati versati un miliardo e mezzo di marchi. Nel 1953 i pagamenti vengono di nuovo sospesi in attesa della riunificazione, avvenuta solo nel 1990.

Da allora lo stato tedesco ha ripreso a pagare assicurando il saldo entro vent’anni, cosa che puntualmente accade. Dopo novantadue anni, la Prima guerra mondiale è dunque davvero finita. La Germania ha pagato l’ultima compensazione imposta dalla "clausola di colpevolezza" per lo scoppio del conflitto e ora i 59,5 milioni di sterline destinati a soggetti privati, fondi pensione e holding aziendali porranno davvero la parole fine al conflitto, prima politico che bellico ed economico.

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– L’ultima rata del debito tedesco che verrà pagata il 3 ottobre sarà destinata a soggetti vari: privati, fondi pensione e holding aziendali. Così peraltro era già stato deciso con il Trattato di Versailles. La maggior parte di questi soggetti sono americani e francesi. La Germania non è obbligata a dichiarare pubblicamente chi sono questi soggetti.

All’epoca, il 1919, il principale esponente del ministero del tesoro britannico alla Conferenza di pace di Parigi era tale John Maynard Keynes, il quale racchiuso in queste parole lo spirito di quella scelta: “La Germania non sarà in grado di scegliere opzioni politiche corrette se non potrà finanziarsi da sola”. Il politico inglese si sarebbe addirittura dimesso in protesta contro la volontà di chiedere alla Germania di pagare il suo debito. Qualche anno dopo, la crisi del 1929 che colpì Wall Street fece precipitare la Repubblica di Weimar nella spirale del debito e quattro anni dopo Adolf Hitler salì al potere.

Un monito forse eccessivo alla luce dell’attuale crisi economica globale e di quella particolare del debito sovrano nell’Ue ma nemmeno troppo: con questo atto finale, Berlino non intende certo spianare la strada a una nuova dittatura ma chiudere felicemente i conti rimasti aperti per utilizzarne la "ricevuta" verso i partner: i quali non pagano i loro danni e costringono la Germania a piani di salvataggio come quelli approntati per la Grecia.

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A livello economico quest’ultima tranche di compensazione rappresenta una goccia, forse meno, nell’oceano. Ma politicamente rischia di trasformarsi in una montagna. La Germania, parafrasando Keynes, ora è in grado di finanziare le proprie politiche, giuste o sbagliate. Ed è stanca di pagare compensazioni per quella guerra permanente chiamata Ue.

«Il pagamento dei debiti della Prima guerra mondiale, anche a distanza di 92 anni, sono un fatto dovuto» rimarca Luigi Bruti Liberati, professore di Storia contemporanea dell’Università degli studi di Milano. «La Germania ha creato diversi problemi all’Europa nel corso del Novecento. Quella del ’14-‘18 in particolare è stata una guerra preventiva portata avanti dalla Germania senza essere stata attaccata da nessuno. E la Germania, all’epoca lo Stato militarmente più forte del mondo, ne porta quindi la responsabilità morale».

Come aggiunge però Bruti Liberati, «ora occorre stendere un velo pietoso e dimenticare quanto si è verificato in Europa nel ’14-18. Quello che invece non va dimenticato è che la Germania non ha mai pagato un euro come risarcimento per la Seconda guerra mondiale. Non ha versato nulla all’Italia, nonostante gli eccidi perpetrati nel nostro Paese dopo l’8 settembre 1943. Né tantomeno ha pagato qualcosa alla Russia, invasa dall’esercito di Hitler».

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Unica eccezione, il miliardo di dollari che la Germania ha risarcito allo Stato d’Israele per i fatti legati all’Olocausto degli ebrei. Per il resto, prosegue Bruti Liberati, «i tedeschi hanno sfruttato la divisione tra Repubblica federale e Repubblica democratica per considerare la Seconda guerra mondiale un capitolo chiuso. Ora è venuto il momento di riaprirlo».

– Il primo degli stati appartenenti alla coalizione degli Imperi centrali – a cui apparteneva la Germania – a firmare la resa è la Bulgaria (29 settembre 1918). Segue la Turchia il 30 ottobre. Il 3 novembre 1918 la Germania chiede un cessate il fuoco. Poco dopo fa lo stesso l’Austria-Ungheria. L’11 novembre vengono firmati due armistizi separati fra Austria e Ungheria, a seguito del rovesciamento della monarchia unica asburgica.

Sul fronte italiano, l’Austria aveva già chiesto l’armistizio il 4 novembre. Sempre ai primi di novembre, i marinai tedeschi di Kiel dove si trovava la gran parte della flotta tedesca, si ammutinarono e crearono dei consigli rivoluzionari ispirati a quelli sovietici. Il Kaiser Guglielmo II fugge nei Paesi Bassi e il 9 novembre viene proclamata la repubblica. L’11 novembre viene firmata la resa della Germania. In modo paradossale, l’ultimo girono di guerra, l’11 novembre, è uno di quelli che registra una delle più alte percentuali di morti di tutta la guerra.

L’armistizio viene firmato alle ore 5 del mattino e diventa operativo dalle ore 11. Nonostante ciò, i comandanti alleati desiderosi di conquistare quanto più terreno possibile in modo da avere maggiori riconoscimenti e premiazioni, mandano all’attacco i propri soldati. Il risultato, per via del fuoco tedesco, è un numero altissimo di militari alleati uccisi.

L’ultimo colpo di cannone viene sparato dalle batterie americane comandate dal maggiore Harry S. Truman alle ore 10 e 45. Trent’anni dopo Truman diventerà presidente degli Stati uniti e ordinerà il lancio delle bombe atomiche sul Giappone. A ragion veduta, si può dire che Truman fu l’uomo che pose fine a due guerre mondiali.


(Hanno collaborato Mauro Bottarelli e Pietro Vernizzi)






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