Da quando tempo è tempo, vendere merendine, focacce e snack a scuola è una tradizione vecchia come i nostri nonni. Così faceva anche uno studente di un istituto tecnico di Torino, come racconta il quotidiano La Stampa. Il ragazzo, 17 anni, si organizzava alla grande e sembra che riuscisse a guadagnare anche qualche centinaio di euro al mese, ovviamente in nero. La cosa non è piaciuta al preside dell’istituto tecnico Pininfarina di Moncalieri che ha preso il seguente provvedimento: ogni mattina per due settimane il ragazzo dovrà presentarsi all’associazione di volontariato Terza settimana a lavorare in un un progetto di aiuto sostenibile per le famiglie in stato di difficoltà economica. La sua attività invece è piaciuta, e molto, alla Fondazione Luigi Einaudi che gli ha dato addirittura una borsa di studio per “la spiccata attitudine all’imprenditoria applicata”. Mentre dovrà caricare cassette di frutta al centro agroalimentare di Torino, viene premiato per la sua capacità di imprenditore. Protesta il padre del giovane: “In casa di chi andrà il ragazzo? Ex galeotti? Ex tossici? Insomma, brutta gente. No, mio figlio resta a casa. Il preside ha sbagliato su tutta la linea”. A scuola intanto i suoi compagni lo accusano di commercio illegale. Ma le merendine chi le comprava?