La storia raccontata da Suor Monica, nipote di Galvano Della Volpe, ha davvero dell’incredibile: grazie all’ultimo numero di Studi Cattolici e all’appassionato articolo di Antonio Socci, è possibile venire a conoscenza della clamorosa conversione del filosofo marxista considerato il padre del ’68 italiano, nonché una delle più fulgide menti dell’ideologia e cultura comunista. Una conversione, semplice, in punto di morte comunicata alla nipote che stava per entrare in monastero e che era comunque rimasta legata allo zio comunista nonostante il rifiuto della famiglia cattolica di tradizione. Il racconto e la preziosa testimonianza sono rese da Suor Monica Della Volpe, oggi Madre Badessa di un monastero trappista, al mensile diretto da Cesare Cavalleri. Con un lungo articolo apparso su Libero lo scorso 29 ottobre, il giornalista Socci ricostruisce l’epopea culturale, filosofica e umana di Galvano, forse il più grande amico di Pier Paolo Pasolini e da sempre considerato come uno “spacca-pensatori” dato il suo passato fascista e la sua “conversione” al comunismo. Da Gentile e dalla passione per Hegel che lo condusse fino al fascismo, si ebbe a “ravvedersi” per giungere nelle braccia del Pci e di Marx: non fu l’unico intellettuale italiano che fece lo stesso percorso e per questo venne attaccato e non poco dall’intellighenzia sia di destra che di sinistra. «Solo la volgarità di questi anni un po’ meschini ha potuto inserire il nome di Della Volpe tra i ‘redenti’, che con disinvoltura passarono dal fascismo al comunismo. Il suo approdo al marxismo avvenne in realtà su un rigoroso e trasparente profilo di scientificità», scrive Michele Prospero sull’Unità (citato sempre da Socci, ndr).
L’AMORE PER CRISTO IN PUNTO DI MORTE
Il racconto però offerto dalla Suora nipote è ancora più interessante delle migrazioni filosofiche e politiche del pur grande Della Volpe; perché racconta una storia nella storia: la conversione di Galvano Della Volpe, ma anche la costanza e l’affetto che una giovane futura suora, timorata di Dio e molto cattolica, teneva ancora per quello zio “libertino” e “idolatrante” Marx ed Engels che ebbe anche la “colpa” di aver portato sulla via del comunismo il padre di Monica e fratello di Galvano. La mamma della Badessa non lo ha mai perdonato il filosofo marxista proprio per quella sua colpa ancestrale: eppure, nonostante questo, Suor Monica è andata oltre e si è occupato dello zio cui voleva bene fino a poco prima di entrare in monastero. Fu proprio in uno di quegli ultimi incontri che avvenne l’impensabile. «Lo zio era gravemente ammalato, mi ricevette a letto. Dopo i primi convenevoli, mi disse che desiderava completare il capitolo di un libro che stava scrivendo, e mi chiese se poteva dettarmelo. Acconsentii volentieri. Era molto affaticato, mi dettò poche frasi non ben connesse, ma quale fu la mia sorpresa quando dettò chiaramente: ‘alla fine non c’è più né Marx né Engels, ma solo Gesù Cristo!’. Era ciò a cui voleva arrivare. Ci fu un silenzio, poi mi chiese: ‘quanto ho dettato, saranno tre o quattro pagine?’ ‘No zio, meno di una pagina’. Seguì un altro silenzio, si lamentava un poco, disse ‘sono come Cristo in Croce’. Zia Adriana poi mi confermò di averlo sentito altre volte. Era troppo stanco, l’incontro era finito. La morte sopraggiunse dopo non molto tempo». La testimonianza è incredibile, la conversione ancora di più, specie per chi era stato per anni accusato di un’altra conversione, politica, dal fascio al soviet: come giustamente dice Socci, «Tutto svanisce: Hegel, Marx e le consorterie filosofiche, gli amori e le donne, la politica, il Pci, il fascismo e le ideologie. Tutto dissolto come nebbia al sole: “alla fine non c’è più né Marx né Engels, ma solo Gesù Cristo». Dal filosofo all’uomo, un pensatore che ebbe il coraggio di sostenere negli ultimi suoi giorni la “battaglia” culturale più ingente: abbandonarsi liberamente alla ragione di un Altro, senza “capitale” e senza “proletariato”, ma semplicemente un Altro che veramente potesse liberare l’uomo.