Cosa possono avere in comune, tute assieme, Fede, matematica, Dio, i numeri e il mistero dell’esistenza di una trascendenza? È quanto emerge dalla lunghissma intervista e dialogo con Francesco Malaspina, giovane matematico e professore al Politecnico di Torino, intervistato da Francesco Agnoli per La Verità in edicola oggi. Si parte tutto dal libro “Dio e l’ipercubo” con il quale Malaspina sta facendo parlare di sé e molto nel mondo della matematica: non è certo semplice imbattersi in un matematico credente, specie ai giorni nostri. Nel libro il professore usa alcune suggestioni matematiche per collegare tra loro la sua vita di matematica e la sua spiritualità cattolica: in buone parole, chiede agli oggetti astratti studiati per tutta una vita di poter “parlare” di Cristo, della vita eterna e appunto di Dio. «Matematica ostica? I calcoli sono nati per risolvere nodi scientifici ma anche un fortissimo potere evocativo», spiega Malaspina. «Lo scopo non è quello di tentare una qualche spericolata dimostrazione dell’esistenza di Dio. Non è neppure cercare di persuadere il lettore di quanto sia ragionevole il Cristianesimo presentando argomenti e spiegazioni matematiche. Ancor meno troverete un trattato di numerologia, che racconti il significato dei numeri nel testo biblico. Per quanto riguarda la ragionevolezza della fede cristiana il mio parere è che, sia l’ipotesi che Dio non esista, sia quella che Gesù di Nazaret sia realmente risorto, possano stare in piedi e abbiano una loro logica» spiegava già quest’estate lo stesso Malaspina presentando il libretto all’Uccr. Interessante anche il passaggio in cui il professore risponde a domanda diretta: ma si può dimostrare Dio con la matematica? «Non è possibile, ed è bello che sia così! Alla matematica non si può non credere, mentre Dio ha profondamente a cuore la nostra libertà e no ci obbliga neppure ad avere fede in lui». Nella prefazione al libro, Malaspina poi spiega «Io ho scelto l’assioma della Resurrezione di Cristo non per esserci arrivato con un ragionamento logico ma per averLo incontrato nei più poveri tra i poveri e per aver conosciuto tante persone che assumendolo, hanno poi dimostrato teoremi eleganti ed interessanti. Non cercherò dunque di smontare l’altro assioma, ma partirò dall’ipotesi che le fonti bibliche sgorghino da un’autentica Rivelazione per raccontare alcuni concetti del pensiero cristiano evocati (ma solo per analogia) da alcune nozioni matematiche»
«Come la storia terrena di Cristo è cosi profonda da non poter essere resa da un racconto organico, così un cubo quadridimensionale non può essere percepito dai nostri sensi. Ma guardando però le 4 proiezioni ortogonali che sono dei cubi tridimensionali a noi comprensibili, possiamo avere un’idea dell’ipersolido», così spiega Malaspina il suo rapporto tra la fede e la matematica. Il parallelo è ovviamente riferito ai quattro vangeli che si possono secondo lui paragonare a quattro proiezioni della Buona Novella cristiana. Per parlare di Dio in termini “matematici” Malaspina ha voluto trattare i due spunti più evocativi dell’arte logica: «La matematica è sì il linguaggio della natura, della scienza e della tecnologia, ma possiede anche un fortissimo valore evocativo ed è su questo che vorrei puntare. La matematica è bellezza, poesia, fantasia e allora, coraggio, lasciamola parlare un po’ di Cristo! Presenterò dunque alcuni oggetti elementari della matematica moderna e farò loro raccontare qualcosa del Cristianesimo. Un Dio che crea ogni cosa, eterno e infinitamente altrove, si fa prossimo, si fa bimbo in un grotta e falegname a Nazareth. Un Dio trascendente che si identifica concretamente con i piccoli e i bisognosi». Per il giovane professore, l’infinto compare in così tanti contesti che lui ha “solo” utilizzato alcuni di questi per provare a spiegare l’Incarnazione del Cristo: «Questo dualismo globale-locale tra infinito e finito, tra Dio e uomo, è reso con grande forza della matematica. Il Cristianesimo non è un susseguirsi di idee collegate tra di loro, ma un incontro concreto con una Persona viva. D’altro canto, anche la matematica si impara soltanto immergendosi in essa, parlandone a lungo e facendo esercizi. Lo scopo di questo libretto è quello di accennare a un possibile itinerario molto parziale e incompleto, sotto l’ombrellino di carta della splendida signora che è la matematica», spiega ancora Malaspina nella sua presentazione del “Dio e l’ipercubo” a Uccr Online.