LA VIGNA DI NABOTH SI TROVA DAVVERO NELLA VALLE DI JEZREEL?
Quanto contenuto nell’antica storia biblica di Naboth, l’uomo che ingiustamente accusato e lapidato per essersi rifiutato di vendere la propria vigna ad Acab, re di Samaria potrebbe descrivere realmente ciò che avveniva all’epoca. Ne sarebbe certo un archeologo, la dottoressa Norma Franklin, che ha di recente commentato quali notevoli scoperte siano state svolte nella valle di Jezreel grazie all’uso della tecnologia laser. Non è detto però che tutti gli studiosi biblici concorderanno con i suoi risultati, i quali darebbero una lettura leggermente diversa della storia. Secondo quanto emerso dalla spedizione archeologica, in tempi biblici la zona aveva un ruolo importante nella produzione di vino. Scoperte, queste, che rischiavano di mettere in dubbio la veridicità della storia biblica di Naboth. I primi dati iniziarono ad emergere nel 2012, quando grazie all’uso di laser vennero alla luce delle caratteristiche rimaste nell’ombra per secoli. In quell’occasione furono scoperte diverse bottiglie di vino e di oliva, nonché oltre 100 scavi a forma di bottiglia nella roccia e che potrebbero essere stati utilizzati per conservare il vino. Sulla scorta delle sue scoperte, la dottoressa Franklin è convinta che quanto narrato nel primo libro dei Re possa essere avvenuto esattamente nella valle di Jezreel. “Come archeologo non posso dire con sicurezza che c’era un uomo chiamato Naboth che aveva un vigneto particolare. La storia è molto vecchia, ma da quello che ho trovato, posso dire che quanto descritto nella Bibbia probabilmente avrebbe potuto accadere qui nel Jezreel”, ha asserito il dottor Franklin a Breaking Israel News.
I DUBBI DELL’ARCHEOLOGA FRANKLIN SULLA VERIDICITÀ DELLA STORIA DI NABOTH
In realtà, nonostante i progressi tecnologici non è possibile asserire con assoluta certezza che quello sia l’esatto luogo della vigna di Naboth. Tuttavia è impossibile determinare l’esatta data di realizzazione del sito, anche se secondo la dottoressa Franklin può essere fatto risalire a prima del 300 a.C. La scoperta di artefatti legati al vino ed il loro ruolo nella narrazione biblica, tuttavia, non emerge. Di fatto, però, la produzione di vino in Israele affonda le sue radici in tempi antichissimi, ad eccezione del periodo in cui questa regione fu sotto il governo dei musulmani, che vietavano il consumo di alcool. Le scoperte archeologiche recenti tuttavia assumono grande interesse poiché proprio nella storia di Naboth si evidenzia l’importanza biblica significativa dei vigneti nonostante Franklin abbia messo in dubbio alcuni aspetti della narrazione originale. Secondo quanto descritto nel capito 21 del libro dei Re, Naboth possedeva una vigna sul versante orientale della collina di Jezreel nei pressi del palazzo del re. Quest’ultimo desiderava entrare in possesso della sua terra ma Naboth non intendeva cederla, essendo una sua eredità. Secondo la Bibbia il re voleva trasformare la vigna in un orto. “Questo non ha senso quando conosciamo l’importanza della viticoltura a quel tempo”, ha commentato l’archeologa, secondo la quale all’epoca un re aveva l’esigenza di produrre grandi quantità di vino per intrattenere le sue truppe. Per Franklin, inoltre, è probabile che Naboth non vivesse a Jezreel. “Possedere un vigneto lo renderebbe ricco poiché il vino era un bene importante”, ha aggiunto. Di conseguenza, ciò cambierebbe il senso della Bibbia, che lo esalta a povero uomo abusato dal ricco re. L’analisi critica dell’archeologa non credente, è cosa nota, eppure vede la Bibbia come uno strumento utile per la sua ricerca in Israele. “Non c’è dubbio che la Bibbia è una fonte utile. Tutti gli archeologi la usano, ma alcuni lo fanno con maggiore cautela”, ha chiosato.