Nulla di nuovo sul fronte ucraino. Almeno così sembra, visto che sul campo di battaglia si continua combattere a Bakhmut e per il resto a parlare di possibili offensive da una parte e dall’altra. Gli ucraini hanno annunciato una controffensiva che punterà alla Crimea.
In realtà, come spiega Gianandrea Gaiani, direttore di AnalisiDifesa e autore de L’ultima guerra contro l’Europa. Come e perché fra Russia, Ucraina e Nato le vittime designate siamo noi (Il Cerchio, 2023), per sostenere la controffensiva avrebbero bisogno di molte munizioni e in questo momento il numero di quelle usate nella guerra è di gran lunga superiore alla produzione dei Paesi occidentali in un anno. Se la controffensiva non si farà entro l’estate, con gli eserciti Nato in difficoltà a dare nuove forniture senza sguarnirsi, per Kiev potrebbe mettersi male.
Direttore, come procede la guerra in Ucraina? Ormai si parla da tempo della battaglia di Bakhmut, di una grande offensiva russa, di una controffensiva ucraina: siamo in una situazione di stallo?
Bisogna dividere gli annunci e la propaganda, che sono una cosa, e le operazioni militari che sono un’altra. Queste ultime non seguono il ritmo del circo mediatico. Sono mesi che si combatte a Bakhmut? Certo, come si combatté per mesi a Tobruk, a El Alamein, a Stalingrado. Nelle guerre convenzionali, dove chi si confronta ha eserciti strutturati che cercano e animano il confronto, le battaglie durano mesi, a volte anche anni. È l’andamento di questo tipo di guerra.
Analizziamo le posizioni di russi e ucraini: i due fronti come stanno?
Bakhmut progressivamente sta cadendo in mano ai russi: il centro è stato preso. Si tratta di un’avanzata lenta perché più è lenta meno perdite hai, e tutti cercano di ridurre le perdite, che in questo conflitto sono ingenti. I contractor della Wagner stanno avanzando in tutta la città, prima a Nord, poi a Est. I russi dicono “Abbiamo preso il centro di Bakhmut”, gli ucraini rispondono che in città si sta ancora combattendo: sono vere entrambe le cose, perché è vero che i russi hanno preso Nord, Sud, Est e centro città, ma è anche vero che nei quartieri occidentali gli ucraini sono ancora barricati. Infatti Prigozhin ha detto che per espugnare tutta la città ci vorrà ancora qualche settimana. L’esercito ucraino potrebbe decidere di ritirarsi da lì perché se i russi riescono a chiudere la sacca tutte le truppe ucraine che sono tra la zona occidentale di Bakhmut e quella 30 chilometri a Est vengono chiusi e inevitabilmente annientati o costretti alla resa.
La Wagner qui ha un ruolo importante, ma si parla ormai da tempo di contrasti con l’esercito russo che arriverebbe anche a metterla in difficoltà per evitare che accresca la sua importanza agli occhi di Putin.
Prigozhin, il leader della Wagner, non nasconde aspirazioni politiche. Ha lamentato boicottaggi nel rifornimento di armi e munizioni alle sue milizie, però hanno combattuto in tutte le battaglie più difficili, vincendole anche, perché Soledar l’hanno presa loro, perché Bakhmut quando cadrà l’avranno presa loro. Avendo assunto un ruolo che non è solo militare ma anche politico, va a urtare la sensibilità di diversi ambienti nell’establishment russo. Non si può escludere l’ipotesi che in questa rivalità tra milizie private, la Wagner, e i vertici delle forze armate, a Putin non dispiaccia avere un Prigozhin che tiene sotto pressione i vertici militari e vertici militari che guardano con sospetto a Prigozhin. L’obiettivo è di non far emergere nessuno che possa rivaleggiare con Putin. Infatti tutti criticano tutti, ma nessuno critica il Cremlino.
I mercenari, i gruppi militari privati giocano un ruolo importante?
Adesso stanno nascendo altre società private militari russe.
Ma sono in concorrenza con la Wagner?
Secondo me no. Sono molto più piccole, hanno compiti specifici, spesso di protezione di installazioni. La milizia della società petrolifera Gazprom sicuramente si occuperà di protezione delle installazioni. La Russia in guerra ha bisogno anche di proteggere le sue infrastrutture, in particolare quelle che ha all’estero. E questo facilita il ricorso ai contractor perché all’estero non puoi mandare le truppe o poliziotti russi. La Wagner nasce per questo: proteggeva e protegge tuttora i terminal petroliferi di Haftar in Libia. Non è l’unica società del genere, è la più importante, con una visibilità mediatica: Prigozhin adesso ha un’agenzia di stampa che si occupa della Wagner.
Sull’altro fronte Andriy Sybiha, collaboratore di Zelensky, dice che quanto gli ucraini arriveranno ai confini amministrativi della Crimea si potrà aprire un confronto diplomatico.
Puntano a una controffensiva che dovrebbe partire dalla regione di Zaporizhzhia, raggiungere di nuovo il Mare d’Azov, lì arrivare ai confini della Crimea, costringere i russi a evacuare la parte di Kherson che controllano. Schierati al confine della Crimea con i pezzi di artiglieria, con i lanciarazzi forniti dagli Usa e con le loro armi, possono colpire la Crimea, distruggere il ponte di Kerch. E a quel punto si sentirebbero abbastanza forti da trattare un accordo.
Vuol dire che la Crimea la danno per persa?
No, vuol dire che, se mai arriveremo a queste condizioni, possono negoziare con i russi: la Crimea anche quando era ucraina manteneva la disponibilità alle basi navali dei russi.
Hanno le forze per questa controffensiva?
Dicono che stanno mettendo in campo 200mila uomini, in realtà potrebbero essere molti meno, stanno mettendo insieme diversi armamenti che hanno ricevuto recentemente: il problema vero è che gli armamenti dell’Occidente sono tutti diversi uno dall’altro. Ci sono battaglioni con un tipo di veicolo, altri con uno diverso: ne viene un incubo logistico. In queste condizioni se devi fare un blitz che dura una settimana va tutto bene, se devi sostenere scontri per molti mesi o per molte settimane la logistica rischia di fregarti perché non hai pezzi di ricambio, devi cannibalizzare i veicoli, vai a consumo dei mezzi.
Poi c’è il tema delle truppe.
L’altro rischio forte, come qualche fonte ucraina ha fato sapere, è che i soldati ci sono ma non sono più i veterani dell’anno scorso, sacrificati nelle battaglie di Soledar e Bakhmut per non cedere un metro di terreno. I nuovi reparti sarebbero composti da reclute: già un’operazione difensiva potrebbe essere complessa.
È probabile che ci penseranno ancora un po’ prima di farla?
Zelensky prende tempo perché dice che non ci sono abbastanza armi e munizioni. In realtà penso che l’Ucraina non riuscirà ad avere abbastanza munizioni perché i consumi di questa guerra sono pari a più del doppio della produzione annua di Usa ed Europa messi insieme, soprattutto se parliamo di artiglieria. O l’Ucraina ha la possibilità di lanciare un’offensiva vincente entro l’estate oppure difficilmente potrà sostenere il proseguimento di questo conflitto, anche perché l’Occidente sta finendo le forniture per l’Ucraina senza disarmare i propri eserciti. I russi, invece, è da gennaio che sono all’offensiva su tutti i fronti, l’unico in cui si sono fermati è proprio quello di Zaporizhzhia.
Adesso Polonia e Paesi baltici chiedono un programma preciso per far entrare l’Ucraina nella Nato.
Comprendo l’approccio antirusso di baltici e polacchi, ma l’Ucraina nella Nato significa articolo 5 del trattato, che prevede che se un Paese viene attaccato tutti gli altri entrino in guerra al suo fianco: porterebbe tutta la Nato contro la Russia. Va poi detto che l’Ucraina non ha nessuna caratteristica politica, democratica riguardante i diritti umani per entrare nella Nato o nella Ue: oggi è un regime dittatoriale in mano a nazionalisti che hanno messo fuorilegge qualunque opposizione. Fin che la Nato fornice appoggi, come singoli Paesi, ma l’Ucraina resta fuori dalla Nato, la situazione è gestibile. Prima della guerra, comunque, l’Ucraina era in fondo alle classifiche europee e anche mondiali quanto a diritti umani, corruzione, diritti politici, libertà stampa. Non può entrare nella Nato o nella Ue finché non diventa un altro Paese e finché non accetta il fatto che questa è una guerra civile: non ci sono solo russi contro ucraini, ci sono ucraini contro ucraini.
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