Khairallah, vescovo maronita: in Kibano il dialogo è l’unica strada possibile, anche per disarmare Hezbollah. Intanto, però, Israele non lascia il sud
Israele e USA premono per un disarmo immediato di Hezbollah. Il Libano ha promesso che procederà in questa direzione, ma ha bisogno di tempo per realizzare un’operazione delicata. Di sicuro il presidente Aoun non vorrà farlo con la forza, perché questo farebbe ripiombare il Paese nella guerra civile. L’unica strada che si può seguire è quella del dialogo, osserva Mounir Khairallah, vescovo cristiano maronita di Batroun, anche se poi rimane il problema della permanenza di Israele nel Libano del sud.
Una presenza che rischia di prolungarsi nel tempo: Netanyahu, infatti, vuole realizzare il Grande Israele, che comprende questi territori e arriva fino all’Iraq. Bisognerà vedere come si comporterà Trump, che ha promesso di proteggere il Libano, ma deve fare i conti con le mire espansionistiche del governo israeliano.
Tiene banco ancora il disarmo di Hezbollah. Tom Barrack, ambasciatore USA in Turchia e inviato di Trump per Siria e Libano, ha attaccato il governo libanese su questo punto mentre Hezbollah non asseconda la richiesta di deporre le armi. C’è il pericolo di una guerra civile?
Gli israeliani e gli americani incitano a disarmare Hezbollah con la forza delle armi, ma i libanesi non vogliono una guerra interna: cerchiamo il dialogo. Certo, Hezbollah deve deporre le armi, ma bisogna essere cauti, bisogna trovare il modo giusto di farlo. Il Presidente della Repubblica Aoun ne è consapevole. Anche gli appartenenti a Hezbollah sono libanesi, non vogliamo che israeliani e americani ci portino a una guerra civile. Nessuno la vuole.
Hezbollah perché fa resistenza?
Vuole uscirne comunque a testa alta. Bisogna procedere con cautela e far capire ai suoi leader che deve diventare un partito politico come gli altri in Libano e accettare che lo Stato controlli tutto il territorio con il suo esercito e le sue forze di sicurezza. Aoun, in occasione dell’assemblea dell’ONU ha parlato con il segretario di Stato USA Marco Rubio, credo che abbia capito la situazione. La decisione di disarmare Hezbollah è stata presa, ma ci vuole tempo per renderla esecutiva. Non è facile, è una grande sfida per il Presidente e per il Governo.
Israele, nel frattempo, continua ad attaccare: un drone ha colpito la base UNIFIL e ci sono state azioni nelle quali sono morti altri civili, compresi dei bambini. Non c’è verso che smetta e lasci le sue postazioni in territorio libanese?
Israele continuerà a farlo, il primo ministro Netanyahu vorrebbe prendersi non solo il sud del Libano, ma quasi tutto il Medio Oriente, secondo l’idea biblica del grande Israele. Noi non siamo d’accordo con questa espansione e soprattutto non vogliamo che si faccia ricorso alla forza e alle armi. Netanyahu non rispetta nessun accordo, nessuna risoluzione delle Nazioni Unite.
Non rispetta niente. E Trump lo copre. Chiediamo al presidente americano che oltre alla sicurezza di Israele venga presa in considerazione anche la volontà dei libanesi di vivere in pace, che non si sposa con l’idea espansionista, senza frontiere, del premier israeliano. Vogliamo risolvere tutto con il dialogo, senza armi.
Per come stanno le cose adesso Israele non se ne andrà?
Non rispetta neanche gli accordi che firma, così come non ha rispettato la risoluzione ONU 1701 che prevedeva il ritiro di Hezbollah ma anche il ritiro delle forze israeliane. Israele non vuole andarsene, anzi, vuole di più. Netanyahu ha dichiarato che Dio l’ha inviato per realizzare il Grande Israele, che arriva fino all’Iraq.
Molti giovani, vista la situazione di difficoltà del Paese, vanno all’estero. Come vive la gente in Libano?
La situazione è sempre critica. La Chiesa rimane accanto al popolo, a tutti i libanesi, non solo ai cristiani, cerchiamo di incoraggiarli a rimanere, a perseverare nella fede e a vivere con la speranza di un futuro più prospero, ma intanto la realtà è completamente diversa.
I giovani non trovano lavoro e lo cercano fuori dal Paese. Penso, tuttavia, che il Libano si rialzerà, c’è un nuovo Presidente, un Governo: con l’aiuto internazionale penso che ce la faremo. La Francia e l’Europa stanno sostenendo il Libano, Trump promette di proteggerlo e di aiutarlo a rimettersi in piedi: speriamo che mantenga le sue promesse.
(Paolo Rossetti)
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