DALLA FRANCIA/ “Immigrazione ed europee, Macron senza via di uscita attacca l’Italia”

- int. Francesco De Remigis

Nuovo attacco francese all'Italia sull'immigrazione: il progetto centrista di Macron ha fallito e Renaissance non ha più spazi di manovra in Europa

Scholz Macron Penna Lapresse1280 640x300 Olaf Scholz ed Emmanuel Macron (LaPresse)

Prima gli attacchi del ministro dell’Interno Gérald Darmanin, poi quelli di Stéphane Sejourné, capo di Renaissance, il partito di Macron. Il Governo Meloni viene preso di mira ancora una volta sul tema dell’immigrazione per inefficacia e assenza di umanità. Stavolta dietro il nuovo attacco c’è il nervosismo di Macron, che con le elezioni europee dell’anno prossimo e con quelle presidenziali fra quattro anni teme la sua fine politica.

Ma Francia e Italia, spiega al Sussidiario Francesco De Remigis, inviato a Parigi de Il Giornale, sull’immigrazione e su altri temi hanno bisogno di cooperare. Anche perché le ricette dei lepenisti per l’immigrazione sono davvero divisive e improponibili.

Come si spiega questo ritorno di fiamma della polemica sull’immigrazione?

Intanto mi sembra che ci sia dietro una strategia chiara da parte del Governo francese, che non può non avere un avallo di massima da parte dell’Eliseo. Quando un ministro dell’Interno fa una prima uscita, altri due ministri gli danno ragione e poi Sejourné, che pur non essendo un peso massimo ha un ruolo nella Macronie, continua sulla stessa linea, qualcosa vuol dire. E non ha più a che fare solo con la politica interna.

Che cosa intendi?

Macron è sempre più convinto che nei prossimi mesi si troverà in difficoltà: nella campagna elettorale per le europee il suo partito rischia di trovarsi, all’interno della Ue, schiacciato dalle grandi famiglie politiche e dai riposizionamenti che stanno prefigurando le nuove alleanze europee. Per non parlare del fronte interno, dove il Rassemblement national della Le Pen con un potenziale successo alle europee potrebbe rendere la Francia instabile dal punto di vista sociale e politico.

Il partito di Macron, Renaissance, di fatto è isolato?

Sì, non ha nessuna sponda.

Si parla di una iniziativa di Giorgia Meloni per avvicinare Ppe e conservatori: l’Italia a questo punto potrebbe contare più della Francia? E la Meloni più di Macron?

È già così: Macron come persona, come leader a livello europeo conta perché rappresenta uno dei Paesi più forti a livello economico e militare, ma a livello politico già oggi l’Italia conta di più. Sul piano europeo la rappresentanza politica del partito di Macron è ininfluente: ci sono già configurazioni di potenziali intese e il grande assente è proprio il partito di Macron.

Qual è stato il suo errore?

L’idea era che il grande centro potesse attirare una parte di destra e una parte di sinistra. Questa operazione è riuscita solo parzialmente in patria, ma a livello europeo è fallita. E visto che la prospettiva è di andare verso un fallimento, a quel punto definitivo, a partire dalle elezioni europee, è chiaro che c’è nervosismo.

Perché hanno preso di mira proprio la Meloni sul tema dell’immigrazione?

Macron ha come avversario numero uno per le europee e per le presidenziali i lepenisti e l’estrema destra. Attacca il Governo Meloni per attaccare loro, anche se ormai anche Scholz, e lo stesso Macron anche se non può dirlo, sanno che l’esecutivo italiano è di destra-centro e nulla ha a che fare con l’estrema destra. Ora, il primo problema per la Francia finora è stata la riforma delle pensioni, ma da un po’ di giorni si è ricominciato a parla di immigrazione in maniera più diffusa. Macron aveva promesso una legge sull’immigrazione che si sarebbe dovuta discutere a giorni, mentre la premier ha annunciato che verrà calendarizzata a luglio. Il problema è che il Governo non ha una maggioranza e deve trovare degli accordi parlamentari. Attraverso queste polemiche e pressioni si cerca di forzare la mano, chiedendo aiuto per approvarla con il supporto del centrodestra. Il gioco ormai è scoperto.

Dunque è una mossa per cercare sostegno e far approvare questa legge.

Sì, anche se il sostegno non c’è, perché la legge, ancora abbozzata, lascia perplesso anche il centrodestra. C’è un episodio che spiega bene la situazione. Il portavoce del Governo, Olivier Véran, è andato in visita in Danimarca e ha fatto un video su Facebook sul quale è stata fatta molta ironia. Dice di essere andato lì a studiare il modello della socialdemocrazia danese, che è riuscito a far crollare l’estrema destra dal 22% al 2%. Spiegando, però, che per farlo la socialdemocrazia ha attuato una mutazione ideologica, cioè ha imitato il programma della destra. Gli hanno chiesto: “Allora cosa vuole fare in Francia?”. E lui ha risposto: “In Francia queste cose non passerebbero”.

Che cosa spiega questo episodio?

E’ tutto funzionale a far passare il messaggio che l’immigrazione sta diventando un’urgenza, che il Governo dovrà fare qualcosa e potrebbe anche cambiare pelle: stiamo parlando di attuare una parte delle ricette del centrodestra e della destra in un Governo che fino a ieri le ha contestate. Un’operazione difficilissima che per ora non sta riuscendo.

Macron potrebbe attuare delle politiche di destra senza spostarsi formalmente dal punto di vista politico?

Assolutamente sì, l’idea è questa. Ammantandola con slogan tipo “accoglienza e fermezza”. Si pensa di inasprire alcune norme sui flussi, sul lavoro e sui visti. E per rendere commestibili queste proposte criticano le ricette della destra, che però da un certo punto di vista non sono così lontane.

A livello europeo il partito di Macron può avere ancora spazi?

Non vedo grossi spazi, per ottenerli ha bisogno di numeri. Ma non vedo margini di manovra.

E sul pian interno continuerà ad attaccare la Meloni?

Difficile dirlo, ma resta il fatto che questa antipatia tra Francia e Italia, Macron e la Meloni, è sbagliata. Sono i lepenisti a voler blindare il confine con l’Italia.

Vogliono cancellare Schengen?

Pur condannando le critiche che arrivano dal Governo francese non bisogna dimenticarsi che l’alternativa dei lepenisti non è di mettere 150 gendarmi a Mentone per fare i controlli, ma di blindare il confine. È forse una ricetta più funzionale alla cooperazione tra Francia e Italia? Per questo la diplomazia sta cercando di risolvere questa crisi, che è profonda. Il Governo Borne e quello Meloni hanno lavorato bene su molti dossier: c’è la necessità fisiologica di cooperare a livello europeo.

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