In Germania l'economia continua ad arrancare e il Governo sembra intenzionato a varare delle riforme nell'autunno alle porte
STOCCARDA – L’umore dei dirigenti delle aziende tedesche è sorprendentemente migliorato ad agosto: come riportato da Handelsblatt, l’indice IFO Business Climate è infatti salito a 89,0 punti, in rialzo rispetto agli 88,6 punti di luglio. Come spiegato dal presidente dell’IFO Clemens Fuest, l’aumento è essenzialmente dovuto al miglioramento delle aspettative aziendali, legato allo stimolo della domanda interna promesso dal Governo, mentre la situazione attuale rimane piuttosto insoddisfacente. “La ripresa dell’economia tedesca rimane debole”, ha dichiarato Fuest.
Una valutazione che fa scopa con gli ultimi dati dell’Ufficio federale di statistica, riportati da Tagesschau. L’economia tedesca ha infatti subito una contrazione più marcata nel secondo trimestre del 2025 rispetto alle previsioni iniziali. Il prodotto interno lordo (Pil) è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, a fronte dello 0,1% stimato inizialmente. La produzione industriale, in particolare, ha registrato un andamento peggiore di quanto inizialmente previsto, a differenza dei consumi privati e pubblici, che sono aumentati.
Il commercio estero fornisce stimoli positivi, a causa dell’incostante politica commerciale statunitense, mentre gli investimenti in macchinari sarebbero in rialzo sempre per le aspettative di cui sopra.
I leader politici finiscono spesso nel mirino quando parlano troppo. L’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi esordì il suo mandato in pompa magna, annunciando una “riforma al mese”. Anche Donald Trump, che pure non può essere accusato di lassismo, è riuscito a esagerare nella comunicazione, vantandosi di aver risolto “una guerra al mese”. In Germania, la comunicazione è invece piuttosto latitante: niente di nuovo sul fronte occidentale (e nemmeno su quello orientale). Nei tempi gloriosi dell’era Merkel, questo atteggiamento veniva letto in modo positivo, come indice di sobrietà e senso di responsabilità. Nel contesto attuale, l’interpretazione non è cosi univoca.<
Ma la calma apparente potrebbe essere illusoria: come riportato dal settimanale Focus, la lunga estate non tanto calda potrebbe infatti sfociare in un “autunno di riforme”. “Non sono soddisfatto di quanto abbiamo realizzato finora”, ha dichiarato il Cancelliere Friedrich Merz al congresso della Cdu in Bassa Sassonia. Conclusione: è necessario un “autunno di riforme”. Nei prossimi mesi, l’azione governativa dovrebbe quindi beneficiare di un nuovo impulso, soprattutto in tema di politica economica e sociale.

Anche il Ministro delle Finanze e Vice Cancelliere Lars Klingbeil (Spd) è d’accordo. La volontà quindi non manca, ma il contenuto esatto delle riforme è ancora in discussione.
I punti in agenda, sempre secondo Focus, sarebbero quattro: 1) una riforma della tassazione, che dovrebbe alleggerire il carico fiscale sui redditi medio-bassi; 2) una riforma del “Burgergeld” (una specie di reddito di cittadinanza), che dovrebbe dare più risorse ai centri per l’impiego; 3) una riforma delle pensioni, che dovrebbe semplicemente prolungare lo status quo; 4) una riforma per supportare le assicurazioni sanitarie, che attualmente (pare) fanno fatica ad arrivare alla fine del mese.
Tutte riforme dal lato della spesa, per cui occorre trovare una copertura finanziaria. Un problema comune anche dall’altra parte del Reno, anche se rispetto alla Francia la Germania parte da un deficit e soprattutto da un debito molto più contenuti.
Continua nel frattempo in sordina la saga UniCredit-Commerzbank. La banca tedesca sta resistendo al tentativo di acquisizione da circa un anno, ma UniCredit non molla e ha recentemente aumentato la sua partecipazione diretta al 26%. La principale banca italiana ha convertito strumenti finanziari, come le opzioni, in azioni dell’istituto tedesco. Quando, “a tempo debito”, anche i restanti strumenti finanziari detenuti dagli italiani saranno convertiti in azioni, la partecipazione di UniCredit in Commerzbank potrebbe salire al 29%.
Le azioni detenute dalle banche d’investimento affiliate a UniCredit saranno probabilmente cruciali per gli sviluppi futuri.
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