A Prato la loggia Sagittario compare nella stessa inchiesta che ha portato alle dimissioni Laura Bugetti (Pd). Oggi nel mirino c'è Tommaso Cocci (FdI)
Caro direttore,
Questa volta la mia corrispondenza le sembrerà anomala, ma la cronaca locale lo richiede. Giuseppe Mazzoni (1808-1880), patriota risorgimentale e Gran maestro del Grande Oriente d’Italia, è celebrato a Prato dalla sua statua in Piazza del Duomo, restaurata nel 2024. Incarnazione della massoneria come forza di libertà, Mazzoni si oppose ai dogmi religiosi e alle ideologie totalitarie, come il fascismo, che soppresse le logge.
La sua statua, in marmo di Carrara, scolpita da Alessandro Lazzerini e inaugurata nel 1897, simboleggia il suo ruolo di triumviro della Repubblica Toscana del 1849 e il contrasto storico tra massoneria e Chiesa.
Tuttavia, la Loggia Sagittario di Prato, coinvolta in scandali recenti, alimenta una narrazione ipocrita che esagera il suo peso elettorale, mentre il caso di Tommaso Cocci, candidato FdI a Prato, vittima di ricatti, svela la doppia morale della sinistra e la disinformazione mediatica contro la destra. La massoneria non è il burattinaio della politica toscana: il vero potere risiede nei clientelismi del Pd.
Oggi la massoneria pratese è travolta da scandali che ne distorcono il ruolo. La Loggia Sagittario è al centro di inchieste: l’ex sindaca Ilaria Bugetti (Pd) si è dimessa nel 2025 per accuse di corruzione legate a Riccardo Matteini Bresci, ex Gran maestro, che si vantava di controllare 4mila voti. Voti che più plausibilmente provenivano dagli affiliati a Confindustria di cui era alto funzionario.
L’associazione degli industriali sarebbe stata la prima beneficiaria della presunta corruttela indagata dalla Procura di Prato.

Parallelamente, Tommaso Cocci, segretario provinciale di Fratelli d’Italia e segretario della Sagittario, è stato ricattato con una foto intima e accusato di pedofilia, droghe e legami massonici per sabotare la sua candidatura alle regionali toscane.
La Procura di Prato indaga: ma su che cosa? Sulla vittima? La sinistra, che si proclama paladina della privacy, tace sul caso Cocci, mentre la destra subisce una gogna mediatica con insinuazioni infondate su omosessualità e massoneria. Se la vittima fosse una donna di sinistra, il Pd griderebbe allo scandalo, rivelando una doppia morale insopportabile.
Piaccia o no, l’idea che la massoneria controlli e indirizzi le elezioni non sta in piedi. Le millanterie di Matteini Bresci sono sciocchezze, e la Sagittario, come altre logge, è una sparuta associazione di individui, non un monolite onnipotente. Di nuovo, il vero potere in Toscana risiede nei clientelismi del Pd, non in complotti massonici.
Oggi Pd e FdI si accusano a vicenda, ma usare la massoneria come capro espiatorio è una distorsione. A Prato la statua di Mazzoni ricorda un’epoca in cui la massoneria sfidava dogmi e tirannie, non alimentava ricatti. Prato deve condannare i ricattatori, non le vittime come Cocci, e difendere la dignità di tutti, indipendentemente dalla politica. Riscoprendo il lascito di Mazzoni, la città può superare le faide e le narrazioni complottiste, onorando un’etica di libertà, uguaglianza e… trasparenza.
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