Davide Ferrerio: Cassazione assolve Alessandro Curto, il "quinto uomo" che lo indicò nell’agguato del 2022. La famiglia annuncia ricorsi

La storia di Davide Ferrerio22enne bolognese ridotto in coma irreversibile dopo un agguato a Crotone nell’agosto 2022 – è diventata il simbolo di una battaglia legale che solleva perplessità sull’efficacia del sistema giudiziario italiano.

L’episodio ha avuto luogo durante una vacanza in Calabria, quando Davide Ferrerio, scambiato per un altro a causa della frase “ho una camicia bianca” pronunciata da Alessandro Curto per sottrarsi a un pestaggio, fu selvaggiamente aggredito da un gruppo di persone.



Da quasi tre anni, Davide Ferrerio si trova in una struttura sanitaria – alimentato da macchine – mentre la sua famiglia lotta per ottenere giustizia.

L’ultimo colpo arriva dalla Cassazione, che ha confermato il proscioglimento di Curto, ritenendo il suo gesto “non punibile” per mancanza di prove sul concorso in tentato omicidio.



Una decisione che ha lasciato i Ferrerio nel dolore e nella rabbia, pronti a rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti Umani e a promuovere una campagna per riforme legislative che pongano le vittime al centro del processo penale.

Davide Ferrerio: tra condanne, assoluzioni e il vuoto di una giustizia incompiuta

Mentre Alessandro Curto, il “quinto uomo”, lascia il tribunale senza alcuna condanna, gli altri protagonisti della vicenda hanno ricevuto pene fino a 12 anni di carcere: Anna Perugino, – riconosciuta come mandante della spedizione punitiva – e Nicolò Passalacqua – esecutore materiale dell’aggressione – scontano le loro condanne.



Ma per la famiglia di Davide Ferrerio, il verdetto su Curto rappresenta un vero e proprio fallimento della giustizia: “Quel gesto ha condannato Davide a una vita che non è più vita”, afferma Massimiliano Ferrerio, padre del ragazzo.

L’avvocato Gabriele Bordoni – che assiste la famiglia – ribadisce come la dinamica dello scambio di persona sia stata determinante: “Senza quell’indicazione, Davide non sarebbe stato preso di mira”.

La Procura di Catanzaro valuta ora nuovi strumenti legali per riaprire il caso, mentre i Ferrerio preparano una lettera al Presidente Mattarella e al Ministro Nordio, chiedendo interventi normativi che evitino futuri vuoti di responsabilità.

Intanto, la stanza d’ospedale di Davide Ferrerio – tappezzata di cimeli del Bologna – resta un silenzioso avvertimento su un sistema che, secondo i familiari, privilegia i diritti dei colpevoli rispetto a quelli delle vittime.