La risposta (debole) della Commissione UE alla lettera di Trump sui dazi USA: Von der Leyen e il difficile peso politico del futuro dell'Europa
LE CONTROMISURE PRIMA ANNUNCIATE E POI SOSPESE DA VON DER LEYEN: LA DIFFICILE PARTITA UE SUI DAZI
Se in un primo momento ieri aveva parlato di «contromisure pronte e immediate», passate 24 ore dalla lettera di Trump inviata alla UE sui dazi al 30%, la risposta della Presidente Ursula Von der Leyen si conferma “controversa” e con un orizzonte futuro tutt’altro che chiaro. Incontrando a Bruxelles il presidente dell’Indonesia Subianto, in conferenza stampa, la n.1 della Commissione UE spiega che sui dazi USA contro i prodotti UE dal 1 agosto 2025 «estenderemo la sospensione delle contromisure».
Questo significa che al momento l’Europa rimane “ferma” nel non reagire alle minacce commerciali americane, prediligendo il negoziato che rimane in corso con gli Stati Uniti e aprendo agli scenari sulle eventuali contromisure all’interno della riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi UE. Per Von der Leyen la soluzione “negoziata” è la via principale, ma non per questo il Vecchio Continente non si starebbe preparando alle contromisure da attuare qualora l’accordo non venisse trovate ed effetivamente ad inizio agosto scattasse una corsa alle “soluzioni” singole dei Paesi europei.

LA MEDIAZIONE ITALIANA E LA DEBOLEZZA POLITICA DI VON DER LEYEN: SI GIOCA IL FUTURO DELL’EUROPA
Se l’Italia di Giorgia Meloni sta cercando di giocare una partita importante di mediazione e di richieste anche forti lanciate alla Commissione Ue (in particolare dalla Lega di Salvini, ndr), dalle parti di Bruxelles l’agire politico di Ursula Von der Leyen resta ancora una volta in “balia” delle mosse dei “big” europei (dalla Germania di Merz alla Francia di Macron, fino alla stessa Roma del Governo Meloni), nella settimana che l’ha vista salvarsi dalla mozione di sfiducia sul Pfizergate. Gli “scricchiolii” sono evidenti, e la posizione netta sul tema dazi al momento resta solo nelle parole: «non è il momento del secondo elenco di contromisure preparate», ma occorre tener conto «di tutti gli scenari».

Se l’amministrazione Trump punta i piedi sulla disparità della bilancia commerciale, Bruxelles cerca un accordo ad ampio raggio sulle aziende americane che commerciano con i partner europei: il problema di base è che gli USA sono un attore unico, mentre la Commissione UE “parla” a nome dei 27 Paesi, ognuno con i propri obiettivi e le diverse esigenze. La Lega non ha nascosto che una soluzione negoziata sul “traino” della Germania, nuovamente a “nome” dell’Europa, non sarebbe più accettabile anche sul tema dazi.
Le aziende italiane hanno molto da perdere – così come quelle degli altri Paesi europei – e non si potrà attendere molto la risultanza delle mosse negoziali della UE per valutare eventuali strade alternative: Berlino vuole applicare subito dazi contro i prodotti USA per rispondere alle eventuali tariffe in arrivo da Washington dal 1 agosto, Roma punta ad un approccio più mediato che possa ottenere risultati ad ampio raggio.
In tutto questo Von der Leyen dovrà dimostrare in poche settimane di avere il peso politico giusto per poter negoziare con Trump senza condannare l’Europa ad un semi-suicidio politico ed economico nei prossimi mesi: tra la partita sui dazi, le guerre in Ucraina e Medio Oriente e il caos migranti all’orizzonte con Libia e nord-Africa, per la Commissione Von der Leyen questo inizio di secondo mandato si appresta più in salita del previsto.
