Delitto di Garlasco, consulenti dei Poggi: "Impronta 33 non è di Andrea Sempio". Nuovo scontro con Procura di Pavia: negato esame nell'incidente probatorio?
Si consuma un nuovo scontro tra la famiglia di Chiara Poggi e la Procura di Pavia. Dopo il caso dell’impronta 44, si passa all’impronta 33, quella che è stata attribuita ad Andrea Sempio, indagato nella nuova indagine sul delitto di Garlasco. In occasione delle prime indagini non ci fu attribuzione di questa traccia, perché non era comparabile. Invece, ora, per gli inquirenti può essere associata all’amico di Marco Poggi.
Si tratta dell’ormai nota traccia del palmo di una mano destra, individuata su una parete delle scale che conducono alla cantina della villetta dove venne trovato il cadavere di Chiara Poggi. Per i legali dei Poggi, quell’impronta non appartiene a Sempio: lo dimostrerebbe un esame tecnico, per il quale avevano affidato l’incarico a Dario Redaelli e Calogero Biondi. La loro relazione conclude che l’impronta 33 non può essere attribuita a Sempio, ma, in generale, è una traccia estranea al delitto di Garlasco.

A differenza di quanto emerso quando venne resa nota la nuova indagine, i consulenti della famiglia della vittima hanno individuato solo 5 minuzie; quindi, la traccia non può essere usata per confronti con altre impronte palmari. Peraltro, questa fu la conclusione a cui arrivarono i Ris di Parma 18 anni fa, nella loro relazione scientifica. Infatti, stabilirono che era inutile per una comparazione, visto che non c’erano creste utili per effettuare esami dattiloscopici.
DELITTO DI GARLASCO, RESPINTO NUOVO ESAME DELL’IMPRONTA 33?
La posizione dei periti dei Poggi diverge da quella dei consulenti incaricati dalla Procura di Pavia, coinvolti nella nuova inchiesta sul delitto di Garlasco, visto che Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli hanno rintracciato 15 minuzie, un dato sufficiente per l’attribuzione a una persona, individuata, in questo caso, in Andrea Sempio.
I legali della famiglia di Chiara Poggi hanno fatto sapere di aver disposto l’approfondimento tecnico dopo aver acquisito la consulenza dattiloscopica del PM. Alla luce dei risultati emersi, hanno provveduto a chiedere che venga effettuato un accertamento definitivo nell’ambito dell’incidente probatorio, mettendo a disposizione la relazione tecnico-scientifica dei loro consulenti.
Pare, però, che la Procura di Pavia abbia rigettato tale istanza, almeno stando alle indiscrezioni raccolte dal Corriere della Sera. Si tratta, comunque, di un esame non irripetibile, visto che c’è una foto ad alta definizione a disposizione per procedere con l’esame.
