L'avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, ha parlato ai microfoni di Quarto Grado in merito alle nuove indagini su Garlasco
L’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, è stato intervistato ieri sera negli studi di Quarto Grado nell’ambito della nuova indagine su Garlasco che vede appunto l’assistito del penalista come unico indagato. Le prime parole del legale sono state sull’incidente probatorio e la spazzatura esaminata negli scorsi giorni.
Dalle prime risultanze emergerebbero tracce solamente di Alberto Stasi (sulla cannuccia dell’Estathe) e di Chiara Poggi, e a riguardo Lovati precisa: “Se dobbiamo parlare dalla spazzatura, sono confortato da questi primi risultati ma ovviamente non canto vittoria.
L’incubo del Fruttolo è finito – ha aggiunto – anche a livello di impronte latenti che dovranno essere esaltate, i due Fruttoli non ci sono più. Poi mi hanno spiegato ieri che le impronte sulla plastica non rimangono”.
Sulla questione del dna Lovati ha aggiunto: “A me dispiace dire sempre le stesse cose, ma il tampone salivare è stato appreso ad Andrea Sempio a marzo 2025, quindi questo è il termine di raffronto finale, quello iniziale sono gli elettroferogrammi della perizia De Stefano, non ce ne sono altri, sono quei grafici che testimoniano le conclusioni peritali della corte d’Appello bis dove il perito incaricato in contradditorio con tutte le parti, aveva concluso che quei reperti non potevano essere equiparati”.
Secondo Carmelo Abbate, ospite fisso di Quarto Grado, però lo scenario sarebbe diverso: “Lei avrà una brutta sorpresa dal dna, altro che incubo”, dice riferendosi al fatto che la procura sia convinta che il dna trovato sulle unghie di Chiara Poggi appartenga appunto ad Andrea Sempio.
DELITTO DI GARLASCO, GAROFANO: “MENO MALE CHE E’ EMERSO IL DNA…”
Sulla spazzatura e i primi risultati si è espresso anche il generale Garofano, attuale consulente di Sempio e all’epoca dell’omicidio comandante dei Ris: “Sono molto cauto, i risultati sono preliminari, ma questi resti sono fondamentali per capire cose che già sappiamo.
Mi fa piacere vi sia ancora il dna altrimenti avrebbero detto che avremmo sbagliato di nuovo. Ora dire che era scontato che vi fosse il dna di Chiara e Alberto è un po’ un cambio di visione rispetto a qualche settimana fa, ci si era soffermati tanto su questa spazzatura…”.
Poi anticipa le prossime mosse: “Abbiamo preparato una consulenza sull’impronta 33 (quella presente sul muro vicino alle scale e che per la procura sarebbe di Sempio ndr), la presenteremo lunedì o martedì, e infine quel dna sulle unghie non significa nulla è l’elemento più debole di questa indagine, indagine che rispettiamo come aspettiamo con grande interesse i risultati”.
Chiara quindi la posizione della difesa, secondo cui questa nuova indagine non porterà da nessuna parte, e le varie tracce emerse non porterebbero a nulla, visto che si tratta di materiale già repertato in passato.
DELITTO DI GARLASCO, LOVATI: “LA GIUSTIZIA DEL DIAVOLO”
Lovati ha poi ripreso la parola spiegando: “Io parlo di giustizia del diavolo con riferimento all’indagine attuale non a quella del 2007, traggo spunto da quell’aggiunta del concorso per indicizzare la giustizia del diavolo che parte dalla fine per arrivare all’inizio.
Siccome non si poteva riaprire una indagine sulle stese base fattuali di quelle già svolte, e mi riferiscono alla sentenza definitiva di Stasi ma anche all’indagine del 2017 contro Sempio che ha portato ad un decreto di archiviazione non impugnato, quindi siccome bisognava riaprire questa indagine qualcuno ha creato delle parentesi che io ho avuto modo di vedere solo nell’algebra, un concorso che non trae spunto dal fatto”.
E ancora: “C’è una impronta sola in casa Poggi, quindi questa è la giustizia del diavolo visto che oggi si cercano concorrenti. La cassazione ha riaperto il caso? Ma il capo d’accusa l’han fatto gli inquirenti e i pm. Io parlo in termini tecnici e giuridici, non si può fare un capo di accusa di questo genere partendo da falsi presupposti, un concorso che non esiste”, conclude Lovati ribadendo un concetto già espresso più volte in passato.