Il giallo del delitto di Garlasco a Quarto Grado, con l'intervista al comandante Cassese, al maresciallo Pennini e a Paolo Reale
Il comandante dei carabinieri Gennaro Cassese e il maresciallo Pennini, sono stati ospiti anche ieri sera del programma di Rete Quattro, Quarto Grado, per parlare del caso di Garlasco. Le prime parole parole di Cassese sono state sul computer di Alberto Stasi, quello che sarebbe l’alibi dello stesso condannato per i legali dell’omicida e che nel contempo accusano i carabinieri di aver manomesso lo stesso pc. “Quando Stasi chiede di poter copiare la tesi – le parole di Cassese su Rete Quattro – potrebbe aver cancellato qualcosa? No, l’operazione fu fatta dal maresciallo De Vecchi, tanto è che la sua pendrive fu sequestrata, credo che fisicamente la chiavetta l’abbia inserita il maresciallo che poi è stata periziata”.
“Sicuramente l’inopportunità di accendere quel pc – aggiunge Cassese descrivendo gli errori – dai carabinieri ma fu fatta anche un’annotazione a fine agosto dove si spiegavano gli accessi fatti, nessuno aveva aperto il file della tesi ed era stato stampato un report definitivo di tutto ciò che è stato fatto, ma noi avevamo relazionato alla procura ciò che avevamo fatto in maniera inappropriata”. Paolo Reale, consulente informatico della famiglia Poggi, aggiunge sul pc di Alberto Stasi: “Del pc di Stasi mi avevano colpito moltissime cose, anche io ero rimasto colpito da queste foto in cui appariva poche volte Chiara e molte altre volte altri personaggi. Io comunque mi sono soffermato su altro e ho vagliato anche l’ipotesi che Chiara avesse visto questi contenuti vietati la sera prima, i periti hanno detto di no, ma io non sono dello stesso avviso, ci sono modi anche veloci per arrivare a questi file”.
DELITTO DI GARLASCO, IL PC DI STASI, LE FOTO VIETATE E IL TEMPORALE
Quindi ha precisato: “La perizia dice che nella cartella Militare (dove c’era il materiale vietato ndr) l’accesso di Chiara è improbabile, ma esiste una cartella molto semplice che si chiama file recenti e se uno va lì arriva subito alle foto. Le 7.000 foto hard esistono nel pc di Stasi – aggiunge e conclude Reale sulla questione – sono state oggetto di approfondimenti e anche il Riesame ha fatto un riferimento esplicito a questo materiale, segno che è ritenuto ancora molto importante”.
Sul pc di Stasi si è espresso anche il maresciallo Pennini, che ha spiegato: “Non c’era il temporale quando Chiara ha visto il pc di Stasi. Quando siamo arrivati il 13 agosto in via Pascoli abbiamo trovato il dottor Stasi di fuori e ci aveva detto che non aveva dormito quella notte a casa di Chiara, l’ho trovato un po’ strano, ma lui aveva già deciso di non dormire quella notte e mi disse che era tornato a casa sua la sera prima perchè c’era il temporale, ma io non mi ricordo di quel temporale, abitando anche io a Garlasco. Lui disse che forse erano solo lampi di calore ed è una cosa verosimile, diceva di avere un cane che aveva paura quando c’erano questi lampi, per quel motivo era andato a casa, è molto verosimile che abbia visto questi lampi di calore”.
DELITTO DI GARLASCO, SPAZZATURA E GRAFFI DI STASI
Cassese ha quindi ripreso la parola parlando della spazzatura oggetto dell’incidente probatorio degli scorsi giorni: “Su autorizzazione della procura ci sono stati due accessi presso l’abitazione dei Poggi, uno a ottobre e uno a dicembre. Nella prima hanno partecipato difesa, parte civile, consulenti e hanno visto il tutto. Poi il 5 dicembre 2007 ricordo il particolare che quando l’avvocato e i tecnici sul posto volevano vedere la spazzatura io dissi di no perchè era sotto sequestro e per calmare gli animi chiamai anche il pm che mi confermò di non far vedere la spazzatura. Quella spazzatura è stata vista comunque sia ad ottobre che a dicembre”, rafforzando quindi il fatto che anche se sequestrata materialmente solo ad aprile 2008, tutti ne avevano visto prima il contenuto.
Pennini si è poi soffermato sui presunti graffi sul braccio sinistro di Alberto Stasi notati il giorno dell’omicidio: “I graffi sulle braccia di Stasi? E’ una definizione un po’ inopportuna, io li avrei visti più come un arrossamento, Marchetto mi ha querelato dicendo che me li ero immaginati ma è tutto agli atti. Mentre mi trovavo dentro casa Poggi, fuori con Stasi c’era il mio collega, il brigadiere Serra che mi dice che aveva notato sul braccio sinistro di Stasi dei graffi. Effettivamente sul braccio sinistro all’altezza del bicipite interna aveva arrossamenti e allora dissi al brigadiere di fargli una foto e poi di fare una relazione di servizio dove attestava di aver visto questi segni, ma non sanguinavano, non c’erano croste, secondo me era solo la postura di Stasi che si teneva sempre le braccia conserte, per me non erano graffi”.