Delitto di Garlasco, dalle dichiarazioni del manovale egiziano al retroscena sulla Procura di Milano che ha fatto calare il silenzio: cosa sta succedendo?
DELITTO DI GARLASCO, PARLA IL MANOVALE EGIZIANO
Nel delitto di Garlasco si inserisce anche la figura del manovale egiziano che ha ritrovato alcuni oggetti nel canale di Tromello, quello dragato dai carabinieri su ordine della Procura di Pavia, nell’ambito delle nuove indagini. A incontrarlo è stata la trasmissione Ore 14, che ha raccolto le sue dichiarazioni, apprendendo che quegli strumenti erano stati raccolti anni fa, ma sono stati poi consegnati materialmente il giorno in cui li ha visti dragare il canale.
In merito al ritrovamento, il manovale ha dichiarato: «Com’è andata? Quando restauravamo queste case qui, nel 2018-2017». Ha citato il martello e l’attizzatoio: «Erano un po’ rovinati, ma con l’acqua è normale. Li ho recuperati da lì sotto…». L’uomo ha anche precisato di aver utilizzato quegli arnesi: «Il martelletto grosso l’ho usato una volta, poi l’attizzatoio una volta, abbiamo fatto una grigliata».
Il manovale egiziano ha negato di avere foto degli oggetti, chiarendo che le hanno fatte i carabinieri nella cantina dove li aveva conservati. A tal riguardo, ha mostrato la cantina e come li ha conservati, spiegando che erano esposti.

In riferimento al suo incontro con i carabinieri, il manovale egiziano, a Ore 14, ha aggiunto: «Mi hanno detto che stavano cercando qualcosa di simile». In merito all’attività dei carabinieri, ha spiegato di essersi rivolto a loro perché ha visto che stavano “pulendo” la zona dove era già intervenuto lui: «Guardate che quella parte lì l’ho già pulita io», ha detto ai militari dell’Arma.
IL RETROSCENA DI MILO INFANTE SULL’INDAGINE
Al termine dell’intervista, il conduttore Milo Infante ha constatato la stranezza di questa circostanza in relazione al delitto di Garlasco. Quando però ha guardato il sostituto procuratore generale di Milano, Antonio Tanga, ha notato il suo silenzio: «Non bisogna far loro domande, è calato il silenzio, ma si può dire perché. C’è un faro della Procura di Milano su questa vicenda, quindi poi sapremo perché è interessata la Procura generale. Come le sappiamo queste cose? Perché le persone davvero informate sui fatti ci cominciano a dire che non possono più parlare, perché c’è la Procura generale. Addirittura, un ospite ci ha detto che è in silenzio stampa forzato. Cosa sta succedendo lo diremo giovedì».
«Sinceramente a me sembra abbastanza genuino questo signore, mi risulta un po’ anomalo che degli oggetti che non possono raccontare più nulla oggi siano stati sequestrati. Questo elemento un po’ mi sorprende», ha commentato la criminologa Roberta Bruzzone in collegamento. «Questi oggetti sono chiaramente incompatibili con il delitto. Non va bene questo modo di procedere. Io qualche perplessità inizio ad averla», ha concluso.
